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TabulaRasa Festival 2013, la seconda settimana apre le porte della cultura ai piccoli

REGGIO CALABRIA, 16 LUGLIO 2013 – Continuano le serate ricche di contenuti espressivi del “libero pensiero” di questo TabulaRasa Festival 2013. Anche questa settimana numerosi gli interventi degni di nota che hanno arricchito il ricco palinsesto della rassegna.

Il 9 luglio è stato ospite Ferdinando Impositato, che è intervenuto sul tema de “La Repubblica delle stragi impunite”, presentando le sue verità riguardo il terribile periodo del sequestro Moro, argomento affrontato anche, come i lettori ricorderanno, da Alberto Franceschini e Giovanni Fasanella lo scorso 6 luglio. Impositato, giudice istruttore incaricato all’epoca dei fatti, afferma di non aver avuto, neanche con la posizione ricoperta, la possibilità di far venire a galla la verità.

“Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e il sottosegretario Nicola Lettieri sapevano qual era il luogo di prigionia di Aldo Moro. Se io fossi stato a conoscenza di queste cose avrei incriminato tanti di quei nomi per concorso in associazione nel sequestro. Fui, tra l'altro, costretto a lasciare il mio ruolo per un evento che non mi piace ricordare. Il generale Dalla Chiesa, i Carabinieri e la Polizia avrebbero voluto liberarlo senza rischio alcuno per la sua vita, ma i potenti decisero che era meglio non intervenire per preservarne l’incolumità. La prigione era monitorata dal Gladio e qualcuno tra loro mi ha raccontato di aver preso possesso dell’appartamento sovrastante l’interno 1 di Via Montalcini, l’interno 3, dove erano stati appena sfrattati gli inquilini morosi. Pochi metri più giù Aldo Moro era in mano alle Brigate Rosse, che lo hanno sequestrato per propria volontà e ucciso anche per conto di altri. Il 7 maggio arrivò l'ordine del Ministero di ritirarsi, il 9 avvenne l'uccisione”.

Queste le dichiarazioni di Impositato che ha continuato dicendo “Dalla Chiesa si arrabbiò e raccontò la cosa al giornalista Pecorelli. Non passò molto tempo ed entrambi vennero uccisi. Moro, tra le altre cose, sarebbe dovuto diventare Presidente della Repubblica e invece a diventarlo, guarda caso, fu Cossiga”.
Molto dure le parole, poi, con cui conclude l’intervento: “Non possiamo far rinascere l'Italia l’Italia, se non conosciamo prima le verità del passato. Questo è un paese malato che affonda le sue radici in quegli anni di menzogne. Quei politici ci hanno ridotto nelle condizioni in cui ci troviamo e qualcuno di loro è ancora lì, nel gruppo di facce al potere che non vogliono perdere la poltrona".

Nell’ambito del Tabularasa Kids, volto a stimolare i più piccoli alla lettura e alla cultura, si sono svolti diversi interventi. Interessante quello dello stesso 9 luglio di Assunta Morrone e Jole Savino che hanno aperto la “sezione piccoli”, intrattenendoli con il loro Teatro Kamishibai. Assolutamente riuscito l’esperimento che ha raccolto i consensi di molti. L’11 e il 12 luglio Chiara Patarino ha invece raccontato ai più piccoli “I cibi “buoni”, cercando di far avvicinare alla cultura della buona tavola i giovani uditori.

Infine è del 14 luglio l’intervento di Paola Bottero, Alessandro Russo, Francesca Chirico, Cristina Riso, Romina Arena, coautori del libro “La ‘ndrangheta davanti all’altare”, nel quale si affronta il tema dei rapporti tra criminalità e religione. ''I fatti parlano da sé – ha dichiarato Paola Bottero - non abbiamo avuto bisogno di commentarli''. Storie calabresi che parlano dei rapporti contraddittori tra la 'ndrangheta e gli ambienti ecclesiastici, vero e proprio argomento tabù che viene, invece, dibattuto apertamente in questo Festival. Si parla nello specifico anche di storie quali quella del Santuario di Polsi, di cui Romina Arena dice che è un ''luogo dove la vecchia 'ndrangheta si incontra con la nuova, fulcro e centro nevralgico dove si rinnovano le tradizioni e si stabiliscono equilibri e strategie. Santificare le feste è un modo per la 'ndrangheta per affermare il suo potere''.
Paola Bottero conclude, poi, l’intervento dicendo che  'Il silenzio è una delle malattie calabre è certamente il male peggiore. Perché è il silenzio quello che uccide, anche peggio di come può fare la 'ndrangheta''.

(Foto dalla pagina facebook Tabularasa Strillit)

Katia Portovenero[MORE]