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TabulaRasa Festival 2013, si chiude con Marco Paolini la fortunata rassegna di quest'anno

REGGIO CALABRIA, 1 AGOSTO 2013 – E’ giunta al termine ieri sera l’edizione 2013 del TabulaRasa Festival. La rassegna ha visto, in questo mese di luglio, susseguirsi sul palco personaggi di alta levatura, che hanno affrontato temi scottanti ma reali e concreti, con i quali il sud in generale, e non solo la Calabria, deve spesso fare i conti. Un Festival che ha visto una grande partecipazione di pubblico, desideroso di “sapere” e di trovare spunti diversi di riflessione, intervallati da non pochi momenti di svago. Musica, arte, cultura, teatro l’hanno fatta da padrone, in questa rassegna che ha avuto sicuramente un grande successo.

Il 24 luglio, dopo la proiezione del documentario "Mafia bunker" dove in esclusiva per History Channel, inquirenti e forze dell’ordine accompagnano i giornalisti nel mondo della criminalità organizzata. A parlare c’erano il professore britannico John Dickie, il docente Fabio Cuzzola, la giornalista Alessia Candito e il cineasta e scrittore Claudio Camarca, che ha curato il Dizionario Enciclopedico delle Mafie.

A proposito del Dem Camarca afferma: “E’ un’opera che non ha precedenti, racchiude 4740 lemmi, 200 approfondimenti, 70 voci autoriali ed offre uno spaccato inedito di questo Paese che racconta lo sviluppo tra la storia ufficiale e quella delle mafie. Migliaia di voci che costituiscono un punto fermo, disegnano una mappa scientifica delle varie realtà criminali. In Italia non c’è stata mai una trattativa con la mafia c’è stata una pausa con Borsellino e Falcone ma noi non abbiamo fatto mai una guerra alle mafie. Sono stati messi in trincea poveri Cristi ma il popolo italiano non l’ha mai combattuta”. “Se non diciamo basta non cambierà mai nulla. Il dizionario enciclopedico delle mafie nasce per essere uno strumento di lavoro per chi opera e per chi non conosce questa realtà”.

Dickie ci parla della criminalità al di fuori della Calabria: “Nel mondo anglofono la ‘ndrangheta è completamente sconosciuta anche dopo la strage di Duisburg ma c’è il paradosso che il cittadino medio pensa di sapere tutto sulle mafie. Per la prima volta, abbiamo avuto grazie alla BBC la possibilità di raccontare la ‘ndrangheta, di svelare i segreti della vita sotterranea dei più potenti boss e abbiamo dimostrato che quando lo Stato c’è la malavita indietreggia. Nascondigli difficilissimi da individuare, i bunker permettono ai boss di comandare traffici milionari senza essere catturati: progettati come vere e proprie fortezze sotterranee, sono un prodigio di ingegneria con tunnel che si diramano come un intricato labirinto, pareti scorrevoli, ascensori nascosti ed ingressi insospettabili. Abbiamo così informato non solo il pubblico inglese che non sa cosa sia la ‘ndrangheta, la camorra, la mafia ma anche il cittadino italiano di Trieste o di Bergamo che disconosce la vera storia delle mafie”. 

Alessia Candito interviene riguardo il periodo della strategia della tensione dicendo: “Corriamo il rischio di non avere ben chiari i contorni della lotta da combattere e questo ce lo può spiegare la storia della trattativa: in taluni casi lo Stato si ritrova di fronte altri pezzi dello Stato che non dovrebbero stare da quella parte della barricata. Sino a quando in questa città e in questo Paese ci sarà il diritto di favore, non cambierà mai nulla”.

Il 25 luglio è stato il Sostituto Procuratore DDA, Roberto Di Palma ad intervenire, soffermandosi sulla situazione di Gioia Tauro in relazione alla criminalità organizzata: “La realtà di Gioia, come quella di Reggio presenta da sempre proiezioni investigative interessanti perché il tessuto economico è più vivo e, dunque, fa più gola alle cosche”. “Sono un sognatore ma ritengo che una prospettiva di soluzione al problema ci sia”. “Io non so quando la ‘ndrangheta verrà sradicata completamente dai nostri territori, ma il compito di magistratura e società civile è quello di erodere territorio alla criminalità, centimetro per centimetro”.

Riguardo poi all’approccio della gente rispetto al problema della criminalità Di Palma ha dichiarato: “Trovo che vi sia una nuova presa di coscienza, io lo dico sempre che mentre a Milano chiunque tutti i giorni si alza al mattino e deve fare i conti con lo smog, qui bisogna fare i conti con la ‘ndrangheta”. “Ma il territorio sta cambiando, io non ricordo 15 anni fa che nelle scuole nessuno andasse a parlare di ‘ndrangheta e non ricordo manifestazioni come “TabulaRasa”, con piazze piene come questa. Basta che ciascuno faccia il proprio e lo faccia bene ma ci vorrà del tempo”, ha concluso il Sostituto Procuratore.

Il 27 luglio si è discusso di uno dei temi più sentiti del momento, cioè quello della mobilità nello Stretto, con particolare attenzione per il tema degli aliscafi e del Consorzio Metromare, su cui è intervenuto il Sindaco di Villa Rocco La Valle: “Il supporto economico ci ha permesso di risolvere il problema in via provvisoria, già da dicembre si dovranno andare a trovare delle risorse che al momento non ci sono. E’ chiaro che occorrerà anche chiedere conto a Rfi sul come vengono utilizzati i trentotto milioni di euro stanziati dallo Stato per il trasporto tra le due sponde operato dalle Ferrovie”.

Anche l’ingegnere Giovanni Laganà, dirigente della Regione Calabria, è intervenuto sull’argomento : “Si devono coinvolgere tutti gli Enti che attraverso i loro bracci operativi individuino un accordo che possa davvero creare un bacino unico.”
Sulla stessa scia l’intervento dell’amministratore unico di Atam Vicenzo Filardo: “Le due sponde sembrano vicine, ma costi e inefficienze le rendono lontanissime. Il Ponte sullo Stretto non avrebbe risolto nulla, dato che la distanza tra i centri di Reggio e Messina sarebbe stata comunque di 30-35 km. Da tempo lavoriamo alla costituzione di un consorzio pubblico e privato che possa funzionare sulla stessa lunghezza d’onda di quanto avviene nella laguna di Venezia o nell’arcipelago napoletano dove il servizio di trasporto pedonale marino ha frequenza di circa un quarto d’ora”.

Anche Corrado Savasta dell’Autorità Portuale di Messina, reggino d’adozione, sottolinea la necessità di un miglior funzionamento dei servizi: “Sono un pendolare e so quanto sia difficile esserlo. Serve una governance unica, ma devono essere vinte le resistenze di natura campanilista, relativi alle diversità di vedute sui possibili sistemi”.
Duro l’intervento del prof. Francesco Russo, ingegnere trasportista, che ha parlato di scelte ben precise da fare: “Tra Gioia Tauro ed Augusta potremmo avere un’unica autorità portuale che avrebbe influenza a livello internazionale, ricordando che la lunghezza dell’asse principale del porto di Rotterdam è di circa 70 km. Il grosso problema oggi è rappresentato dal regionalismo, che complica maledettamente le cose. Catanzaro e Palermo non si parlano, ma soprattutto non reputano centrale il problema dei trasporti nell’area dello Stretto”.

Presente prima tra il pubblico, e poi chiamato ad intervenire sul palco l’Assessore ai Trasporti della Regione Calabria Luigi Fedele, che ha dichiarato: “L’accordo per l’ex Metromare è stato trovato grazie all’ausilio del Ministro Lupi che ci ha permesso di evitare anche un solo giorno di interruzione del servizio e già da settembre daremo vita ad un tavolo tecnico che ci permetterà di programmare un futuro pluriennale per i mezzi veloci che assicurano il trasporto tra le due sponde, sapendo che bisognerà trovare i fondi che ad oggi ci hanno consentito la prosecuzione di quanto già c'era, ma con corse ridotte”.

Protagonista indiscusso dell'ultima serata di ieri 31 luglio è stato Marco Paolini. Di fronte al foltissimo pubblico che era lì ad attenderlo, Paolini racconta l’Italia e si racconta ripercorrendo tutte le tappe della sua vita professionale sin dagli anni '70.

“Ho iniziato a fare teatro quando mi sono stufato di fare politica. A diciotto anni devi fare politica, perché così cresci. C’è stato un momento in cui, però, mi sono reso conto che tra quello che avrei voluto fare e quello che avrei potuto fare, c’era una differenza abissale. Riempivamo le strade di manifesti dal contenuto politico in cui parlavamo delle problematiche riguardanti il Laos o altri Stati, ma il nostro? È stato proprio questo scollamento tra il voler fare ed il poter fare che mi ha fatto approdare al teatro”.

Fare teatro per comunicare un messaggio politico, questo almeno nella prima fase, finchè poi "Ad un certo punto però, mi sono reso conto che il mezzo era diventato più interessante del fine e mi sono concentrato su quello. Il teatro non è solo tradurre a voce alta quello che sta scritto nel copione e mi ha aiutato a diventare un uomo diverso”. “All’inizio il mio teatro era silenzioso. Facevo di tutto. Teatro di strada, giocoleria e attraverso questi strumenti ho imparato a fare del mio corpo il teatro stesso. Un giorno, a causa di un incidente, però, ho necessariamente dovuto cambiare stile. Il mio regista mi propone di raccontare una storia per bambini ed io lo faccio”.

Da qui Paolini arriverà, poi, alla sua passione per la storia ed al lavoro sul Vajont che lo ha reso noto. Su un'Italia da sempre segnata da eventi traumatici, su cui gli italiani non sono interrogati a sufficienza, Paolini afferma: “In altri Paesi pur di conoscere la verità avrebbero buttato giù le porte. Noi no. Ci accontentiamo di non sapere”. “Semplicemente siamo abituati al lutto, ma non per questo dobbiamo dimenticare. Se riuscissimo a dare appeal al futuro e un senso al passato, si potrebbe utilizzare la memoria come educazione del presente. Dobbiamo ritrovare la dignità di avere la certezza di dove possiamo arrivare e come farlo, senza delegare al potente di turno. Perché se non siamo noi stessi a cercare la verità, nessuno la troverà al nostro posto”.

E conclude poi rispondendo alla domanda “Come vedi la Calabria?”, dicendo: “Se noi giuriamo di non costruire il ponte sullo Stretto, voi promettete di segare i pilastri delle case perennemente in costruzione? Altrimenti rischiate che quello diventi il Trullo che vi contraddistinguerà per il futuro. È vero che siete la più grande comunità di emigranti, ma mi pare che mai nessuno sia tornato”. 

(Foto dalla pagina facebook Tabularasa Strillit)

Katia Portovenero[MORE]