Estero
Svezia, responsabile antiterrorismo lancia l'allarme: "Nella Capitale tremila da espellere"
STOCCOLMA, 10 APRILE 2017 - "Solo nella Capitale sono ricercati tremila da espellere, non li troviamo. E non sappiamo combattere contro la cultura dell'odio dei quartieri-ghetto. Emergenza seria, polarizzerà il dibattito politico e può rafforzare populisti e neonazisti anche qui, il modello svedese può vincere ma è alla prova". Sono queste le dichiarazioni di Magnus Ranstorp, massimo esperto e responsabile della lotta al terrorismo, islamista per la Sàpo (polizia segreta), il governo e le forze armate reali svedesi, nel corso di un'intervista rilasciata in esclusiva per Repubblica.
Nell'attentato compiuto a Stoccolma lo scorso venerdì hanno perso la vita una donna e una ragazzina svedesi, un uomo britannico, una donna belga e 15 persone sono state ferite, tra cui quattro in gravi condizioni. Stando alle parole di Ranstorp, ci sarebbe un errore sistemico in quanto "non funzionano né leggi e meccanismi di prevenzione a applicazione delle espulsioni, né lo scambio di informazioni tra polizia, Sàpo e altre istituzioni".
Nella sola Stoccolma, ha poi sottolineato l'esperto, "vivono alla macchia almeno tremila esuli non riconosciuti colpiti da provvedimenti d'espulsione", ma in tutto il Paese "sono tra 50 e 60 mila". "Se anche li acciuffassimo - ha proseguito - non avremmo spazio per una loro detenzione pre-espulsione". [MORE]
Quanto all'opera di proselitismo compiuta dal sedicente Stato Islamico, Ranstorp non ha dubbi: "Chi non è riconosciuto come esule e vive alla macchia è più sensibile alla seduzione dell'Isis. Noi a livello nazionale ed europeo non sappiamo coordinarci abbastanza, l'Isis invece li contatta online".
Nel mentre, Rakhmat Akilov, arrestato dalla polizia svedese come presunto responsabile dell’attentato a Stoccolma del 7 aprile scorso, ha detto agli inquirenti di aver “ricevuto ordini dall’Isis“. L'uzbeko, da quanto riporta il quotidiano Aftonbladet, avrebbe riconosciuto la propria appartenenza allo Stato dei Tagliagole nonché la paternità dell'attacco. "Ho investito degli infedeli”, avrebbe ammesso Akilov dicendo di aver ricevuto ordini direttamente dai membri del gruppo jihadista in Siria. Inoltre, il presunto autore, nel corso dell'interrogatorio, avrebbe invocato la fine dei bombardamenti in Siria.
Luigi Cacciatori
Immagine da nuovaresistenza.org