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Suor Elena Aiello, beata. Cerimonia a Cosenza il 14 settembre

COSENZA, 12 SETTEMBRE 2011 - A cinquant’anni dalla morte, la città che ospita le spoglie di sr. Elena Aiello, Cosenza, le tributerà una giornata di commemorazione gioiosa, commossa, sentita, partecipata da migliaia e migliaia di persone ivi convenute dalla provincia, dalla regione calabra, da tante parti d’Italia e del mondo. Ciò avverrà il 14 settembre p.v., ed esattamente nello stadio cosentino, dove in presenza di una grande folla, devota ed attenta, verrà celebrata la cerimonia di beatificazione della fondatrice della Congregazione delle suore minime della Passione di N. S. Gesù Cristo.[MORE]

Cosenza e l’intera Calabria vivranno questo momento che non esitiamo a definire “storico”, primo perché si tratta di una beatificazione di una donna calabrese, secondo perché il rito verrà celebrato nella nostra regione, e non ci sarà motivo di distinguere tra i calabresi coloro che credono e i non credenti: tutti saranno parimenti felici.

Il sentimento generalizzato di stima e di affetto di questa santa donna non ha mai conosciuto momenti di oblio perché tutti sanno chi sia stata la “monaca santa” e che cosa sia stato concepito, voluto, pianificato da lei in tutta una vita spesa concretamente con la risposta data al Signore che, tra tante sofferenze, la chiamava a svolgere una missione di carità e accoglienza tra i poveri, gli orfani, le ragazze strappate al marciapiede, o religiosi anziani senza sostentamento.

La beatificazione, il cui iter iniziò l’11 gennaio 1967, è la più felice e consona risposta ad una vita spesa alla ricerca e, poi, alla realizzazione del disegno di Dio, con l’unico anelito di essere sempre più conforme al Suo Spirito. La sua fu una lenta e profonda preparazione all’ingresso nella patria celeste, maturata nel silenzio interiore ed in colloquio continuo con lo Sposo divino.

La beata era stimata ed amata da tutti perché la sua carità instancabile, indefessa, totale non fu mai schiava dalle mode o delle ideologie imperanti. Durante il regima fascista, ad esempio, non ebbe alcun timore di consegnare personalmente generi di conforto ad un antifascista, condannato –solo perché tale- al confino politico, come oggi testimonia l’on. Giovanni Mancini, nipote di Pietro Mancini, primo deputato socialista della Calabria e condannato al confino.

Potrebbe testimoniare il suo prodigarsi “senza guardare in faccia nessuno”, don Carlo De Cardona se fosse vivo, ma ad ogni buon conto abbiamo dei documenti che lo attestano oltre ogni dubbio. Ha scritto in una sua biografia Giuliana Amodio che «l’incontro con gli altri qualunque fosse la loro condizione, o l’età, era per Madre Elena occasione propizia per attirare tutti al Vangelo e infondere gioia e speranza […]. Tutti la chiamavano “monaca santa” non per la straordinarietà della sua vita, ma perché mediante la sua personale e profonda esperienza di Dio, dava l’impressione viva, quasi fisica del soprannaturale […] chiamata tale, soprattutto, per la sua carità: la sua umanità verso i derelitti […] spinse il popolo a qualificarla come “santa”…»

.Nella casa di Cosenza, dove a 50 anni esatti dalla sua ascesa al cielo ancora aleggia la sua presenza, Ella ha lasciato alla sue figlie di allora, di oggi, di domani, questa consegna: «Il decoro della casa di Dio, l’amore di predilezione per l’infanzia, il sollievo ai poveri, agli orfani, agli abbandonati, la parola soave agli afflitti».
Oggi la Congregazione di Madre Elena Aiello, di cui segue rispettosamente le indicazioni ed il carisma, si articola in 18 case in Italia e all’estero.

Chiudendo per sempre gli occhi su questo mondo aveva detto alle sue figliole: “Non piangete, non sia turbato il vostro cuore. Io non vi lascerò orfane. Sto per andare nella casa del Padre mio!”.
Ed allora, viviamo questa giornata certamente nella gioia del cuore perché il Signore ha voluto gratificarci dal dono di una santa, ma nello stesso tempo questa donna, calabrese, suora, benefattrice venga da tutti indistintamente percepita ed accolta come esempio di laboriosità che tra tanti pregi di cui è stata dotata, ha avuto anche quello di agire senza cercare volutamente il palcoscenico della notorietà e dal clamore delle futili cose quotidiane che dinanzi alll’Eterno tempo di Dio durano in realtà un battito di palpebre .
Il Padre “suo” l’ha davvero chiamata a sé e la tiene nella rosa delle anime beate.

Curia di Catanzaro