Scienza & Tecnologia

Sull'Artico buco dell'ozono da record

 Ginevra, 6 Aprile - Non sono bastati gli accordi tra i grandi Paesi più industrializzati, la riduzione di produzione e consumo di sostanze nocive, la riscoperta per il rispetto dell’ambiente: lo scorso marzo il buco dell’ozono ha registrato livelli da record
Il satellite Envisat dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha rivelato lo scorso mese quantità di perdite di ozono mai registrate prima. Questa volta però l’uomo e l’inquinamento delle nostre città non c’entrano, non in gran parte almeno. [MORE]
A causare il grave fenomeno sono stati infatti forti venti che hanno isolato la massa atmosferica sul Polo Nord, generando temperature estremamente basse. Per effetto della luce solare, il blocco d’aria fredda presente sull’Artico ha prodotto e rilasciato nell’aria atomi di cloro e bromo, prodotti dei clorofluorocarburi (Cfc), veri e propri distruttori dell'ozono.


A Ginevra l'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) spiega che, tra l’inizio dell’inverno e la fine di marzo, la colonna di ozono ha registrato una perdita di circa il 40%. Una distruzione senza precedenti , ma prevedibile. Gli esperti avevano infatti già avvertito come la combinazione delle sostanze nocive persistenti nell’atmosfera e un eventuale inverno molto rigido nella stratosfera avrebbe potuto aumentare di molto l’entità del buco dell’ozono.


Il Protocollo di Montreal, entrato in vigore nel gennaio del 1989, aveva ridotto l’emissione di sostanze nocive per poter tornare ai livelli di ozono antecedenti il 1980. Ma, nonostante gli accordi, gli esperti affermano ora che ci vorranno decenni prima che la situazione dell’atmosfera terrestre possa ristabilirsi ai livelli precedenti.