Cultura e Spettacolo

"Suite francese" di Irène Némirovsky

Lo scopo di una recensione è di descrivere, presentare un libro. Il mio è quello di farvi appassionare e trasmettere la bellezza della lettura. Perché vi dico questo? Perché la passione per un libro si trasmette, è una malattia contagiosa senza cura di cui tutti sarebbe bene si ammalassero!
E oggi vi voglio far ammalare! Il virus è del ceppo della “Grande Letteratura” ed ha per nome Suite francese.
Il solo pensiero che se non avessi acquistato questo libro avrei rischiato di perdermi uno dei capolavori indiscussi della letteratura mi porta a scrivere questo incipit alquanto anomalo...E spero di riuscire a colpirvi, a convincervi, che un “Lettore” non può perdersi quest’opera straordinaria!

Siamo in Francia durante la Seconda guerra mondiale. Sotto i bombardamenti il popolo francese cerca riparo in villaggi e campagne. Questa fuga viene descritta realisticamente tramite gli occhi delle famiglie rappresentanti ogni ceto sociale. Chi si affanna a raccogliere gli oggetti preziosi, chi le porcellane, chi le lenzuola ricamate, chi, invece, parte con una sola valigia e la speranza di riabbracciare il figlio soldato. La fuga, gli accampamenti, l’armistizio e l’insediamento dei tedeschi portano il popolo francese ad una serie di reazioni anche contrarie. All’odio per il nemico comincia ad sostituirsi la compassione, all’impassibilità la complicità, all’arroganza il servilismo.[MORE]

Ogni sentimento umano è una pennellata in questo quadro variopinto di una realtà che l’autrice, Irène Némirovsky, ha vissuto. Si, perché proprio lei, donna forte e genuina, è stata deportata ed uccisa in un campo di concentramento. Come lei il marito.

Ciò che mi ha toccata profondamente non è solo l’abilità e la sensibilità della scrittrice, ma la storia stessa di questo libro. Preservato dalle due figlie che, dopo la sua morte, sono state affidate ad un’amica di famiglia, solo da qualche anno è stato stampato per caso fortuito. Sì, perché quel manoscritto conservato con amore e cura si credeva fosse un diario, e solo dopo essere stato analizzato (le parole erano scritte piccolissime per risparmiare l’inchiostro e la carta era vecchia e di pessima qualità) è risultato anche un romanzo. Ecco cosa lo rende unico: il fatto che anche lui abbia vissuto la guerra divenendone un testimone immortale.

La storia di Irène diventa parte del suo stesso romanzo, parte genuina e veritiera, essenziale. Parte compresa nel libro stesso (diario e corrispondenza) e che gli dona un valore inestimabile. Come se ognuno di noi avesse un po’ del suo cuore.


«E, quella notte, solo ciò che viveva, ciò che respirava, piangeva, amava, valeva qualcosa! Erano pochi coloro che pensavano con rimpianto alle ricchezze perdute:l’importante era stringere fra le braccia una moglie o un figlio. Il resto non contava, il resto poteva pure sprofondare tra le fiamme.»


Valeria Nisticò