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Suicidio generale Praljak: mentre l'Olanda indaga, in Bosnia fiaccolata per l'ex militare

L'AJA, 30 NOVEMBRE - Una fiaccolata spontanea nella città di Mostar, nel sud bosniaco, ha dato l’addio a Slobodan Praljak, il criminale di guerra croato-bosniaco morto dopo aver ingerito del veleno in aula all’Aja, mentre il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia leggeva la conferma della sua condanna in appello a 20 anni di carcere. [MORE]

Mostar è tra i più forti simboli della guerra balcanica, nonché al centro del processo al settantaduenne Praljak, che nel 1993 aveva ordinato di far saltare il Vecchio Ponte sul fiume Neretva. Quel ponte, oggi ricostruito, divide ancora il quartiere musulmano dalla zona croato-cattolica della città. Candele e messe di suffragio per l’uomo che avrebbe voluto realizzare il sogno di una “Grande Croazia”, quell’uomo che in patria hanno sempre considerato una vittima e un eroe, ma che per i giudici del Tribunale penale internazionale era reo di crimini contro l’umanità.

Intanto le autorità olandesi indagano per capire come Praljak abbia potuto commettere il suo incredibile gesto in tribunale, del tutto indisturbato. Chi lo ha aiutato a procurarsi quel veleno che, due ore dopo, ne avrebbe causato la morte in un ospedale dell’Aja? L’Olanda tenterà di rispondere a questa domanda, mentre l’aula delle udienze del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia è a tutti gli effetti considerata come scena del crimine.

Il primo ministro croato, il conservatore Andrej Plenkovic, ha definito oggi “ingiusta" la sentenza di condanna per crimini di guerra da parte del Tribunale dell'Aja nei confronti di sei alti esponenti politici e militari croato-bosniaci. Plenkovic, che ha preferito non parlare del suicidio di Praljak, ha annunciato l’intenzione del governo di impugnare legalmente la sentenza del Tpi.

Claudio Canzone

Fonte foto: leicestermercury.co.uk