Cultura e Spettacolo
Nuova Letteratura Calabrese, successo in Sud America, intervista al professore Olimpio Talarico
Catanzaro, 29 Novembre - Alcuni anni fa, nell'animo del dott. Adolfo Barone si affacciò "un sogno timido e nello stesso tempo prepotente", quello di voler fare qualcosa per il suo paese, il poco conosciuto Caccuri, nella Sila. Coadiuvato da due suoi amici, il dott. Roberto De Candia e il professore Olimpio Talarico, diede forma a quel qualcosa, che divenne il Premio Letterario Caccuri. Oggi, dopo tanto lavoro e sacrifici, il premio, giunto alla settima edizione, è diventato uno dei più importanti del panorama nazionale. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha insignito della Medaglia al valore culturale. L'accademia dei Caccuriani, cuore pulsante del Premio, vanta diverse centinaia di soci e ogni anno promuove altri numerosi eventi, fra cui "Leggere a scuola" , in cui distribuisce libri ai ragazzi delle scuole di Caccuri e dei paesi limitrofi, i quali danno poi vita a laboratori di grafica e scrittura creativa. Un'opera, quella dell'Accademia, che avvicina i giovani al sapere e infonde in loro fiducia e speranza.
La Regione Calabria, per diffondere una nuova immagine di questa terra all'estero, ha puntato proprio sul Premio Caccuri e sulla nuova corrente letteraria emergente che rivendica il diritto di riappropriarsi del racconto della propria terra, per troppo tempo affidato a chi "nella pancia del popolo calabrese non c'è mai stato". Un racconto che ha orizzonti narrativi in Calabria ma le emozioni, gli interrogativi sono universali.
A tale scopo ha sostenuto il progetto "LetterEmigranti", in cui cinque scrittori, Olimpio Talarico, Gioacchino Criaco, Domenico Dara, Ettore Castagna e Eugenio Marino, che vivono fuori dalla Calabria, ma raccontano la loro terra da calabresi che guardano al mondo e rendono universali i temi che trattano, dal 5 all'8 Novembre, hanno vissuto quattro giorni intensi in Argentina e Uruguay. Nelle città di Buenos Aires, Moron e Montevideo hanno incontrato rappresentati autorevoli delle istituzioni, del mondo dell'editoria, delle comunità italiane e tanti lettori. Il progetto ha avuto grande successo. Abbiamo chiesto al professore Olimpio Talarico, vice presidente del Premio Caccuri e scrittore, di raccontarci nei dettagli la proficua spedizione.
Professore, come nasce l'idea di presentare il Premio Letterario Caccuri, gli scrittori che seleziona e la "corrente letteraria calabrese che propone una nuova immagine della Calabria" in Argentina e Uruguay?
L’idea nasce dalla volontà di internazionalizzare le esperienze culturali che in questi ultimi anni la Calabria sta vedendo nascere e crescere sul suo territorio, partendo dal Premio Caccuri e arrivando a questa nuova letteratura calabrese che tanto consenso sta riscuotendo, non solo in Italia, ma anche presso i mercati e lettori esteri. Il tutto ha trovato il sostegno e l’entusiasmo della Regione Calabria e dell’Assessorato alla Cultura.
Al Premio è stata affidata la "mission di sostenere e diffondere, attraverso la letteratura calabrese, la nuova immagine della Calabria, in linea con quanto già sostenuto e dichiarato nella tre giorni di Africo del luglio scorso". Può sintetizzarci quali sono le linee guida principali sostenute e dichiarate da un gran numero di scrittrici e scrittori nella bellissima località aspromontana?
La tre giorni di Africo è il punto di partenza di una nuova Calabria, la cui immagine è anche affidata a questo gruppo nutrito di scrittori e scrittrici che, da qualche anno a questa parte, sta cercando con fatica, ma anche con tangibili risultati, di colmare le ataviche lacune di rappresentazione per molto tempo affidata ad altri.
Chi ha collaborato con lei in questa importante presentazione in terra sudamericana?
A questo primo viaggio hanno preso parte alcuni scrittori calabresi: Ettore Castagna, Gioacchino Criaco, Domenico Dara ed Eugenio Marino. E’ l’inizio di un progetto molto più ampio che nelle nostre intenzioni porterà negli anni a venire altri autori e autrici calabresi nei paesi sudamericani
Quali soggetti istituzionali e privati avete incontrato per discutere del vostro progetto?
Nella settimana sudamericana ci siamo confrontati con soggetti istituzionali e privati, enti pubblici, associazioni e università. A Montevideo, interessanti sono stati gli incontri con il dottor Gianni Piccato, Ambasciatore d’Italia,il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Renato Poma, l’Associazione dei calabresi, il Presidente della Camera del libro, il Consigliere del CGIE, il Referente dei ministeri degli affari esteri e della Cultura.
A Buenos Aires Donatella Cannova, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura e gli addetti culturali dell’Ambasciata d’Italia e dello stesso IIC, grandi, medi e piccoli editori nazionali, le federazioni delle associazioni calabresi, i consultori della Regione Calabria, i rettori delle Università de la Matanza e di Mar del Plata, le Dante Alighieri di Moron e di Caseros, i comites di Moron e Buenos Aires, il Segretario della Cultura del Governo argentino, già ministro della Cultura Alejandro Pablo Avelluto, il Presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Argentina, onorevole Fernando Iglesias, il deputato di Buenos Aires al Parlamento italiano Eugenio Sangregorio e abbiamo informato, prima di partire, il Sottosegretario per gli italiani nel mondo del Governo italiano, anche lui molto attento e sensibile a ciò che si sta facendo.
Alla luce dei risultati ottenuti quali "sinergie strutturali" crede si possano creare tra il Premio Letterario Caccuri e i soggetti locali incontrati?
Abbiamo presentato a tutti il nostro progetto e la nostra idea di creare una sinergia strutturale tra Premio Caccuri e soggetti locali, come il “Premio L’Italiano” in Argentina,che porti alla selezione di scrittori italiani da tradurre e far conoscere in Sud America e scrittori italo-sudamericani da tradurre e far conoscere in Italia attraverso il Premio Caccuri.
Quali vantaggi la letteratura calabrese può trarre da questa importante collaborazione?
Le opportunità e le occasioni sono davvero tante e molto interessanti. Il primo passo sarà la preparazione, concordata con la Camera del libro dell’Uruguay e apprezzata e sostenuta anche dai partner argentini, di una antologia degli autori selezionati dal Premio che, tradotta ed edita in spagnolo, grazie all’Università della Matanza e all’Istituto Dante Alighieri, verrà distribuita alle prossime fiere internazionali del libro di Buenos Aires e Montevideo come primo strumento per far conoscere agli addetti ai lavori le opere degli autori calabresi, un’operazione necessaria e propedeutica alla traduzione e stampa nel Continente delle opere complete, da parte dei diversi editori interessati.
Avete avuto modo di incontrare anche giovani, ad esempio all'Istituto Dante Alighieri di Moron, qualè stato il loro interesse verso la letteratura calabrese?
L’incontro con l’Istituto Dante Alighieri di Moron è stato, sempre secondo una personalissima valutazione, uno degli appuntamenti più interessanti del viaggio. Si è percepito in maniera tangibile e forte l’interesse in Argentina per la cultura e soprattutto la letteratura italiana e calabrese. Una curiosità che si evinceva non soltanto dall’attenzione e dall’entusiasmo, ma soprattutto dalle domande che avevano quasi tutte lo stesso tenore: conoscere una realtà fisicamente lontana, ma vicina per quanto riguarda storia comune, affetti ed emozioni.
Come siete stati accolti dalle comunità calabresi?
Direi molto bene e con l’entusiasmo e il senso greco dell’ospitalità che contraddistingue i nostri connazionali. Un po’ di tristezza, invece, nel percepire forza e passione finalizzate a mantenere i rapporti con la terra di origine. Valori che però non trovano spazio nelle nuove generazioni che ormai vivono l’Italia solo come un’immagine lontana, quasi folcloristica e non più avvertita come “madre abbandonata”
Ha affrontato un viaggio storico per la letteratura calabrese insieme con altri quattro scrittori calabresi che, come lei, vivono fuori dalla Calabria. In che modo questa esperienza l'ha arricchita e quali nuove idee ha generatoin lei?
Ciò che ha mosso questo progetto è stata la continuità dei legami di sangue, di cultura, di tradizioni e di amicizia tra l’Italia e l’America Latina e il rapporto letterario e di riscoperta delle radici e identità in un mondo globale che tende ad accorciare le distanze e ad eliminare le differenze, uniformando contenuti e forme. Ci siamo subito accorti della necessità di investire negli aspetti positivi quali la vicinanza emotiva, la credibilità di cui gode la cultura italiana e calabrese in particolare e contrastare gli aspetti negativi, quali la tendenza ad omologare tutto, a far dimenticare le origini, e affidare la produzione culturale alle grosse major, che mirano esclusivamente al profitto, ignorando e nascondendo una realtà come la nostra che ha tanto da raccontare la verginità narrativa necessaria per abbracciare nuovi mercati.
A Buenos Aires lei ha avuto modo di visitare il Cimitero della Recoleta, il luogo in cui viene messa la parola fine al suo romanzo "Amori regalati". Non c'era mai stato. Quali sono state le sue emozioni?
Al cimitero della Recoleta termina il mio romanzo. Avevo ricostruito il luogo attraverso testimonianze, letture, racconti. Non l’avevo mai visto. Ritrovarmi davanti a quelle colonne, a quelle tombe è stata una conferma: l’immaginazione si avvicina alla realtà quando le storie vengono raccontate con il cuore. Ho visto Martino, Tomaso e gli altri muoversi insieme a me in un luogo familiare. Nel romanzo racconto anche di un dog sitter che portava a spasso decine di cani. Per magia ce ne era uno prima che arrivassimo alla Recoleta e ho pensato alla magia della letteratura, capace di far confondere realtà e finzione. E mi sono talmente immedesimato in quest’atmosfera magica che mi è sembrato di aver scorto la tomba e addirittura di aver intravisto cinque ragazzi e un cane, mentre sognavano il loro paese, la loro infanzia da un posto lontanissimo migliaia di chilometri.
Saverio Fontana