Cronaca
Stupro, in prescrizione dopo 20 anni di processo. Il giudice: "chiedo scusa alla vittima"
TORINO, 21 FEBBRAIO – Il giudice della Corte d'Appello di Torino, ieri mattina, ha dovuto prosciogliere il violentatore di una bambina, condannato in primo grado a dodici anni di carcere dal tribunale di Alessandria, poiché sono trascorsi venti anni dai fatti contestati. Il reato è finito in prescrizione.[MORE]
La bambina all’epoca dei fatti aveva sette anni, è stata chiamata per presentarsi al processo, iniziato nel 1997, in cui era parte offesa, ma si è rifiutata, dichiarando: "Voglio solo dimenticare". Il procedimento ha avuto uno svolgimento troppo lungo in primo grado, dal 1997 al 2007,ed è rimasto per nove anni in attesa per essere fissato in secondo grado. Il presidente della corte d'Appello ha ammesso: "Si deve avere il coraggio di elogiarsi, ma anche quello di ammettere gli errori. Questa è un'ingiustizia per tutti, in cui la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema". Il procedimento è ora oggetto di valutazione.
La vicenda riguarda una bambina violentata frequentemente dal convivente della madre. La piccola, all’epoca, fu trovata in strada in pessime condizioni. Soccorsa e portata in ospedale, le furono appurati traumi da abusi e addirittura infezioni sessualmente trasmesse. La madre era solita affidare la bambina al compagno quando si allontanava da casa per andare a lavorare. Il procedimento giudiziario inizia con l'accusa di maltrattamenti e violenza sessuale. In udienza preliminare l'uomo riceve una prima condanna, ma solo per maltrattamenti. Il giudice dispone il rinvio degli atti in procura perché si proceda anche per violenza sessuale. Nel frattempo, però, sono già trascorsi anni. L'inchiesta torna in primo grado e, dopo un anno, viene emessa la condanna di dodici anni di reclusione nei confronti dell'orco.
Un altro errore si è aggiunto agli intoppi giudiziari: per errore è stata contestata all'imputato una recidiva che non esisteva, il che avrebbe accorciato ulteriormente la condanna. Alla fine, ha vinto il tempo: ormai il reato è caduto in prescrizione. Il giudice della Corte d'Appello pronunciando la sentenza: "Questo è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano".
immagine da: torinooggi.it
Caterina Apicella