Pubblica Istruzione
Studenti pronti a partire per l'Erasmus e non solo
BOLOGNA, 14 OTTOBRE - Valigie pronte per gli studenti Erasmus dell'Alma Mater.
Se nel 2001 a partire furono 982, dopo dieci anni a preparare le valigia saranno ben 1.749. Lo scambio culturale, nato come progetto nel 1987 per far si che gli studenti potessero migliorare la propria conoscenza a livello europeo, ha permesso da oltre dieci a più di 15 mila studenti di poter vivere un'esperienza unica. [MORE]
Il numero di chi decide di partire aumenta di anno in anno, senza contare il numero degli studenti provenienti dall'Unione Europea, che l'anno scorso si sono fermati a quota 1.709. In questi numeri non sono contati i cinesi accolti dal Collegio di Cina. Tra le mete più richieste vince la Spagna, seguita da Francia, Gran Bretagna e Germania. Ben 4.500 sono state le domande raccolte per un bando che da come disponibilità solo 4.000 posti.
Per molti l'Erasmus è considerato come un modo per farsi una vacanza all'estero, ma per tantissimi altri è solo un momento per migliorare la propria cultura, studiare a contatto con un popolo diverso e implementare così le conoscenze. C'è anche chi una volta partito ha deciso di rimanerci per sempre all'estero.
A non sottovalutare l'importanza di un'esperienza come questa dell'Erasmus è la stessa professoressa Carla Salvaterra, prorettore alle relazioni interazioni dell'Alma Mater, che dice: "Non siamo più in una situazione economica tale che gli studenti possono investire i soldi delle famiglia senza una prospettiva completa di inserimento professionale e sociale nel posto dove andranno. Oggi dare un'opportunità di studio all'estero è imprescindibile: nel nostro ateneo l'ha fatto il 20% dei ragazzi". Solitamente dopo sette mesi i ragazzi tornano a casa, ma tanti sono i casi di chi, una volta varcato il confine, decide di non tornare più. Del resto vivere in città come Londra, Barcellona, Parigi è senza alcun dubbio un'esperienza di vita che ti segna ed in un certo senso ti cambia. Ti cambia a tal punto da far di quella nuova terra la tua nuova casa. Sempre Salvaterra racconta: "L'Erasmus è un'esperienza contagiosa. Molto spesso gli studenti che sono espatriati tendono a ripresentarsi agli altri bandi, con successo". Stando a degli studi, effettuati due anni fa, sul numero dei laureandi del primo ciclo, ben il 16,8% è interessato ed intenzionato a proseguire la propria carriera all'estero.
Del resto la lingua non è più vista come un ostacolo, così come avveniva in passato. Oggi quasi tutti parlano almeno una lingua straniera e sanno usare i tanti mezzi di comunicazione che l'ingegno e l'intelligenza di pochi hanno offerto alle masse. Il problema reale dell'Erasmus se mai resta ancora quello relativo alla verbalizzazione di alcuni esami. E' la stessa Salvaterra ad entrare in argomento, raccontando: " Ci siamo concentrati molto su questo aspetto, cercando di aiutare i ragazzi con piani di studio che siano pienamente integrabili, in modo che partano già preparati". Tra chi parte, c'è anche chi lo fa per lavorare, visto che all'estero le possibilità di lavoro sono nettamente superiore a quelle auspicabili qui in Italia. In questo caso si parla di Erasmus placement di cui parla sempre il prorettore: "Da noi è attivo da tre anni. In genere dura tre mesi, un periodo più breve rispetto all'Erasmus tradizionale, ma quando nel curriculum figura un'esperienza di lavoro così cambia molto..:"
Non solo Erasmus. Oggi esistono altre possibilità come quella della Overseas, che è un progetto di studio che mira a raggiungere terra extraeuropee.
Di questo nuovo progetto ne parla entusiasta Salvaterra: "E' interamente finanziato dall'Alma Mater. I posti quest'anno sono circa 200 e l'opportunità è seria perché non è come l'Erasmus, finanziato anche dal ministero: nel caso dell'Overseas paga l'ateneo, quindi non si fa in tutte le università".
Emanuele Ambrosio