Cronaca

Strasburgo condanna l'Italia per la "monnezza" della Campania

STRASBURGO, 10 GENNAIO 2012- La Corte dei Diritti dell'uomo di Strasburgo, sulla base di un ricorso presentato da 18 cittadini di Somma Vesuviana (città di 35000 abitanti, in una superficie di quasi 31 chilometri quadrati, poco distante da Napoli), ha deciso di condannare lo Stato italiano, a causa della sua incapacità, a partire dal 1994, di gestire adeguatamente l'emergenza rifiuti in Campania.

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Nello specifico, come si può approfondire sul sito della Corte, il periodo riguarda lo stato di emergenza che va dall'11 febbraio 1994 al 31 dicembre 2009, in merito alla raccolta dei rifiuti, trattamento e stoccaggio nella regione Campania, ivi compreso un periodo di cinque mesi in cui i rifiuti venivano ammucchiati nelle strade. A causa di ciò, sottolineano i giudici di Strasburgo,"Lo Stato non può costringere i suoi abitanti a vivere tra i rifiuti", riconoscendo la violazione del diritto alla salvaguardia della vita privata e familiare.

Tuttavia, la Corte non ha riconosciuto il danno alla salute, reputando gli studi scientifici presentati dai ricorrenti, concernenti una correlazione tra l’aumento dei casi di cancro e l’amministrazione dello smaltimento dei rifiuti in Campania, non molto attendibili poichè arrivano a risultati divergenti e non configurano un nesso di causa-effetto. Per questo ha respinto l'indennizzo di 15 mila euro per danni morali richiesto dai ricorrenti, affermando che "la constatazione della violazione del loro diritto alla vita privata e familiare e' da considerarsi una riparazione sufficiente del danno morale subito". Allo stesso tempo, i giudici hanno stabilito che lo Stato italiano dovrà versare all’avvocato Errico di Lorenzo, il legale del gruppo nonché uno dei 18 ricorrenti, 2500 euro per le spese legali sostenute.

In merito ad un possibile nesso causa-effetto tra l’aumento dei casi di cancro e l’amministrazione dello smaltimento dei rifiuti, forse i giudici di Strasburgo non se la sono sentita di procedere riconoscendolo. Questo avrebbe potuto rappresentare un pericoloso precedente, in quanto avrebbe potuto dare il via ad una reazione a catena nell'ambito delle richieste di risarcimento per danni.

Infatti, c'è molta letteratura scentifica accreditata che sostiene il contrario. Ad esempio, giusto per citarne qualcuno, vi è uno studio dal titolo “Health impact assessment of waste management facilities in three European countries”, condotto da un team internazionale di ricercatori e pubblicato su Environmental Health (2011), che ha valutato se e quanto discariche e inceneritori potrebbero avere conseguenze sulla salute di coloro che vi abitano vicino. Sintetizzando i dati relativi all'Italia si legge che, prendendo come dato il numero di abitanti nel raggio di 3 km da inceneritori (1.000.000 in Italia), "nel periodo 2001 – 2050, si stima che in Italia i casi di carcinoma collegati alla presenza di inceneritori saranno, in totale, 2.729, la maggioranza dei quali in seguito a esposizione prima del 2001".

Se si vuole restare nell'ambito del territorio campano, vi è un altro studio[1] che, prendendo in esame i dati relativi al periodo 1994-2001 per la mortalità e al periodo 1996-2002 per le malformazioni congenite, ha evidenziato "una correlazione statistica tra lo smaltimento illegale dei rifiuti in Campania e un aumento degli effetti negativi sulla salute dei cittadini".

In particolare si legge, "Nei 196 comuni di Napoli e Caserta sono stati presi in considerazione: i dati di mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, tumore del polmone, del fegato, dello stomaco, della vescica, del rene, sarcomi dei tessuti molli e linfomi non Hodgkin (separatamente per uomini e donne, periodo 1994-2001), i dati di registrazione di malformazioni congenite, nel loro insieme e suddivise in 11 tipi (nati maschi e femmine combinati, periodo 1996-2002). Sono state rilevate numerose associazioni positive e statisticamente significative (cioè non imputabili al caso) fra salute e rifiuti. Trend di rischio in aumento al passaggio da una delle cinque classi di rischio a quella superiore sono stati osservati per: mortalità generale (aumento medio di 2% per ogni classe, uomini e donne), tutti i tumori (1%, uomini e donne), tumore del polmone (2% uomini), tumore del fegato (4% uomini, 7% donne), tumore dello stomaco (5% uomini), malformazioni congenite del sistema nervoso (trend 8%) e dell'apparato uro-genitale (14%). Per le altre cause non sono stati osservati trend positivi significativi. I trend osservati si traducono in differenze marcate di rischio se si confrontano i comuni più a rischio con quelli poco o non esposti: per esempio, la mortalità generale nei comuni più a rischio è 9% in eccesso rispetto agli altri per gli uomini, e 12% in più per le donne".

Alla luce di tutto ciò, per evitare di ritrovarci fra qualche anno a parlare di un'altra Somma Vesuviana, mi preme evidenziare che, dopo Napoli (dove la gestione dei rifiuti ancora annaspa, nonostante l'impegno della nuova giunta de Magistris), adesso sembra essere il turno di Salerno e, in particolare, del Cilento. Chi è poco avvezzo al territorio, potrebbe essere indotto a pensare che qui la situazione è molto simile a quella che siamo abituati a vedere in tv o a leggere sui giornali riguardo a Napoli. Non è così.

Infatti, secondo gli ultimi dati di Legambiente, Salerno e tutto il Cilento sono ai primi posti in Italia per quanto riguarda la raccolta differenziata. Eppure, nonostante non ci sia un'emergenza rifiuti, all’interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano (riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità e Riserva della Biosfera), si sta procedendo alla realizzazione di una discarica.

All'inizio, il territorio "prescelto" era stato individuato tra i comuni di Laurito e Montano Antilia. Poi, a seguito della dichiarazione del geologo Ortolani che ha affermato che il suddetto territorio è "un'area geoambientalmente inidonea", in alternativa alla discarica di Laurito, in queste ultime ore si è passati all'ipotesi di realizzare un "polo ecologico" a Vallo della Lucania. La cosa ha colto impreparati i cittadini che, fino a due mesi fa, erano del tutto all'oscuro su quanto si stesse architettando.

Per far fronte a ciò, prontamente, gli abitanti si sono organizzati in un comitato, "Cilento oltre il rifiuto", le cui finalità, come si legge nel loro gruppo su Facebook, oltre a voler impedire la costruzione di una megadiscarica in nessun luogo, all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ha anche quella di responsabilizzare il Territorio, spingendolo "verso la strategia “Rifiuti 0” con conseguente trattamento a freddo del rifiuto indifferenziato (che consente in sintesi di ripulirlo, separalo ed avviarlo a riciclo attraverso una serie di procedimenti meccanici e biologici). Questa, oltre ad essere una tecnologia all’avanguardia e diffusa tra i paesi “sviluppati” (in Germania attualmente esistono più impianti a Freddo che inceneritori con recupero di energia)".

Tuttavia, oltre alle problematiche collegate all'impatto sull'ambiente e sulla salute che potrebbero derivare della creazione di una discarica, forse, ciò che dovrebbe far porre degl'interrogativi agli abitanti del territorio (e non solo) è il modus operandi con cui si è agito fino ad ora: Il fatto che fino a due mesi fa si era del tutto ignari di quanto si stesse progettando di realizzare nel cuore di un Parco Nazionale.

Probabilmente, la mia apprensione è condizionata dalla lettura di un libro, "La Peste", scritto dall'attuale vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano insieme a Nello Trocchia, il quale si conclude con un’intervista al magistrato anticamorra Raffaele Cantone che afferma: "La peste è una catena di montaggio del malaffare dove ogni anello viene assemblato senza possibilità di rivalsa, scatto, pulsione. Una peste orizzontale. E l’emergenza rifiuti in Campania è stata lo spazio vitale dove la peste ha trovato compimento. La peste ha contagiato camorristi, carabinieri, poliziotti, politici, faccendieri, uomini nuovi e salvatori della patria. La stampa e la tv hanno addossato colpe e responsabilità ai comitati locali, ai cittadini protestatari, ad una banda di scalmanati e alla camorra che li foraggiava. Ma in realtà il crimine organizzato si sedeva direttamente al tavolo, già pronto per la spartizione: il tavolo del peggior consociativismo politico-affaristico".

Prevenire è meglio che curare.

(Fonti: Ansa, Ankronos, Il fatto quotidiano, [1]- Trattamento dei rifiuti in Campania: l’impatto sulla salute. http://www.epicentro.iss.it/focus/discariche/report_rifiuti07.asp)
 

Rosy Merola