Cronaca

Strage di via D'Amelio, oggi sono venticinque anni

 PALERMO, 19 LUGLIO – Era il 19 luglio del 1992 quando un’autobomba esplose a Palermo in via Mariano D’Amelio, uccidendo Paolo Borsellino ed i cinque agenti che lo scortavano: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Valter Cosina e Claudio Traina. Oggi, a venticinque anni dall’accaduto, nell’arco dell’intera giornata si terranno commemorazioni in onore del magistrato caduto mentre combatteva la Mafia.[MORE]

Nel capoluogo siciliano sarà presente il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli, che parteciperà alle manifestazioni in programma a Via D’Amelio. A Palermo è previsto anche l’arrivo della commissione Antimafia del Parlamento, guidata dall’onorevole Rosi Bindi, che ascolterà le testimonianze di Antonio Vullo, superstite della strage.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto il proprio discorso al CSM per commemorare Borsellino ricordando che la mafia non è un “male ineluttabile”, ma un’organizzazione criminale che può essere sconfitta. Il Capo dello Stato ha poi sottolineato come il metodo di lavoro del magistrato, rappresenti un “patrimonio prezioso perché basato sulla collaborazione tra colleghi affiatati”.

Ha invece chiesto che venga fatta luce sulla “falsa verità giudiziaria”, costruita dopo la strage di via D’Amelio, il primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio. “Gli organi dello Stato hanno il dovere morale di accertare e far conoscere alla comunità da chi e perché fu costruita una falsa verità giudiziaria, pure nella certezza probatoria che fu Cosa Nostra ad eseguire il crimine” ha dichiarato Canzio.

Il riferimento è alle questioni ancora irrisolte, a venticinque anni dalla tragedia, nuovamente ricordate oggi dalla figlia di Borsellino, Fiammetta, ascoltata dalla commissione Antimafia del Parlamento. Dalle parole del pentito Spatuzza, che parlò di “gigantesco depistaggio”, ai nuovi elementi emersi dal lavoro dei pm di Caltanissetta, ancora impegnati a cercare di colmare le lacune sulle quali i quattro processi precedenti non hanno fatto chiarezza.

E intanto, è iniziato l’ultimo grande processo per la strage di Via D’Amelio, nei confronti del superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, che sarà giudicato da latitante per la morte non soltanto di Borsellino, ma anche di Falcone e delle altre vittime di Capaci.


Paolo Fernandes

Foto: partecipiamo.it