Estero
Strage di Orlando: i parenti delle vittime fanno causa ai social network
ORLANDO – 20 DICEMBRE. I familiari di tre vittime - delle 49 complessive – della strage al gay club Pulse di Orlando, commessa da Omar Mateen lo scorso 12 giugno, hanno deciso di citare in giudizio Facebook, Google e Twitter, accusati di aver rappresentato, attraverso le loro piattaforme, un fertile “supporto materiale” alla propaganda dello Stato islamico, fornendo un contributo alla radicalizzazione islamica dell’attentatore.
Nella citazione in giudizio, nel dettaglio, emerge come i parenti delle vittime ritengano che le tre principali piattaforme web abbiano “fornito al gruppo terroristico dell'Isis account usati per diffondere la propaganda estremista, raccogliere fondi e attrarre nuove reclute […] Senza Twitter, Facebook e Google, la crescita esplosiva dell'Isis degli ultimi anni nel gruppo terroristico più temuto al mondo non sarebbe stata possibile".
Non si tratta, a dire il vero, del primo episodio di protesta nei confronti delle grandi industrie del web in relazione ad eventi di natura terroristica e stragista. Infatti, lo scorso 16 giugno, Reynaldo Gonzalez, padre di una delle 130 vittime degli attacchi terroristici di Parigi, la 23enne Nohemi, aveva accusato i medesimi le tre multinazionali con i medesimi capi d’accusa, ovvero di aver dispiegato in pieno le loro grandi potenzialità, seppur in modo non volontario, permettendo a gruppi di estremisti di utilizzare i social network per fini propagandistici e organizzativi.
Fino a questo momento le corti di giustizia non hanno evidenziato margini di responsabilità per i soggetti accusati. Tuttavia, potrebbe essere interessante seguire con attenzione i risvolti di una vicenda che, seppur non avendo probabilmente reali risvolti giuridici, potrebbe rappresentare, nel prossimo futuro, un nervo scoperto all’interno di un’opinione pubblica stremata dalla psicosi delle stragi di matrice estremista.[MORE]
Carlo Giontella
Immagine da la stampa.it