Cronaca

Storia di Stefano Biondo, disabile psichico «morto per mano di chi doveva assisterlo e curare»

SIRACUSA, 5 MAGGIO 2012 – «Hanno ucciso mio Fratello Stefano, aveva solo 21 anni disabile psichico ricoverato da più di 2 anni e mezzo in psichiatria a Siracusa perché non lo volevano in nessuna delle comunità terapeutiche di Siracusa e provincia a causa delle sue crisi».
Inizia così la mail del gennaio 2011 inviata da Rossana La Monica, sorella e tutrice di Stefano Biondo. Alcuni, come Antonio Condorelli per “Live Sicilia” risposero all'appello di non ignorare quella mail, altri no. Chi scrive è venuto a conoscenza di questa storia solo pochi giorni fa, e mi sembra doveroso tentare – per quanto possibile – di non far spegnere i riflettori su questa vicenda. Perché chi ha il potere di farlo, in questo caso il potere di scrivere, di raccontare, non può stare in silenzio.
Ma partiamo dall'inizio.

Stefano muore il 25 gennaio del 2011, dopo ventuno anni vissuti con un disturbo generalizzato dello sviluppo associato ad un ritardo mentale. Dal giorno prima era ospite della casa famiglia “Oasi della Speranza” di Siracusa, grazie ad un provvedimento del Tribunale di Siracusa arrivato dopo due anni e mezzo passati nel reparto di Psichiatria dell'ospedale “Umberto I”, in attesa di una sistemazione in strutture terapeutiche esterne, così come accertato anche dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari presieduta da Leoluca Orlando, che fin da subito ha chiesto all'assessore alla sanità siciliana, Massimo Russo, una relazione dettagliata sulla morte.[MORE]
L'autopsia, effettuata dal dottor Francesco Coco, parla di morte “per asfissia meccanica da soffocazione causata o dalla chiusura diretta di naso e bocca, o dalla compressione della gabbia toracica”. Se le parole hanno ancora un senso, la sintesi del risultato autoptico è chiara: omicidio. Per questo i familiari di Stefano hanno denunciato uno degli infermieri della struttura per omicidio colposo.
«Quando sono arrivata lì» - raccontava pochi giorni fa Rossana a Veronica Femminino di BlogSicilia.it - «ho visto Stefano sul pavimento. Un infermiere lo braccava, costringendolo a pancia in giù. Ho capito subito che era agonizzante. È morto qualche secondo dopo».
L'infermiere – del quale non è stato reso noto il nome – secondo i familiari di Stefano non solo non sarebbe stato in grado di aiutarlo, ma avrebbe messo in atto una serie di manovre maldestre che hanno causato la morte del giovane, come peraltro confermerebbe una seconda perizia, fatta dal medico legale Giuseppe Bulla, consulente della famiglia, che parla esplicitamente di decesso per “asfissia meccanica violenta da compressione sulle vie aeree (orifizi respiratori o laringe) o anche per compressione immobilizzante della gabbia toracica, operata da terze persone nel tentativo di immobilizzare il predetto”.
Ipotizzare una morte per cause naturali – anche alla luce della testimonianza di due impiegati della struttura che hanno visto l'infermiere tentare di immobilizzare Stefano - è umanamente impossibile.

Il pubblico ministero Giancarlo Longo però, nonostante questo, ha fin da subito cercato l'archiviazione dell'inchiesta aperta dalla Procura.
Lo scorso 28 novembre i familiari di Stefano, attraverso il legale Salvatore Lo Vecchio, hanno presentato l'atto di opposizione all'archiviazione, nel quale viene ricostruita la dinamica di quanto avvenuto. Rossana La Monica arrivata alle presso la struttura alle 17.40 del 25 gennaio 2011, trovando Stefano «riverso a terra, legato ai polsi con un cavo, che stava immobile e presentava il viso vistosamente arrossato e le mani bianche. Accertava l'inesistenza del battito cardiaco da parte del fratello ed effettuava ogni possibile tentativo di rianimarlo senza tuttavia riuscirvi. Stefano Biondo era già deceduto», si legge nel documento.

In attesa che il processo porti alla definizione delle colpe, una buona notizia, intanto, arriva da Alessandra Gigli, giudice per le indagini preliminari, che ieri ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura chiedendo così un supplemento di indagine sull'accaduto. «È morto per mano di chi doveva assisterlo e curare», ha commentato Rossana dopo la decisione del gip, ribadendo comunque che «l'autore materiale dell'omicidio è l'infermiere, ma i mandanti sono da ricercare ai vertici della struttura».
«Per Stefano ha fallito la natura, ha fallito la sanità. Non può, non deve fallire la giustizia. Diversamente a noi che lo abbiamo tanto amato, che no riusciamo a rassegnarci ad averlo perso, non resterà nulla, neanche quel po' di appagamento che può dare l'aver fatto in modo che la sua morte avesse giustizia».


(foto: rosanero80.blogspot.it)
Andrea Intonti