Cronaca
Stop alle delocalizzazioni scellerate in atto, il lavoro è un bene comune
La risposta dal popolo ai quesiti referendari sia il faro sul fenomeno delocalizzazioni La SLC CGIL Calabria a sostegno dei lavoratori di Teleperformance
Catanzaro 15 giugno 2011 - Il dramma sociale che stanno vivendo le lavoratrici ed i lavoratori di Taranto e Roma, non può lasciare indifferenti tutti gli addetti al settore nel resto d'Italia, pertanto la vertenza Teleperformance non può interessare solo la segreteria nazionale ed i territori interessati, [MORE]ma deve diventare la vertenza di tutti. Il caso Teleperformance, infatti, deve servire da monito per tutti gli addetti ai lavori del settore, senza esclusione alcuna. Colosso multinazionale nell'erogazione di servizi, che investe in Italia (Taranto e Roma) usufruendo di ingenti contributi pubblici, ora getta sul lastrico migliaia di famiglie, trasferendo la propria produzione in Albania, nel silenzio complice di Governo e Confindustria.
Non è sicuramente il primo caso, e né sarà l'ultimo. Sono molte le aziende che con sempre maggior frequenza investono i propri proventi laddove il costo del lavoro è inferiore, Albania, Romania e Tunisia sono difatti diventate le mete privilegiate delle aziende in outsourcing, con la complicità, nemmeno eccessivamente silente, di Confindustria e Governo.
Pertanto consideriamo oltremodo importante il prossimo incontro che si terrà presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ed auspichiamo che il prossimo 21 Giugno il tavolo istituzionale convocato possa fornire risposte in tal senso, bloccando il disegno pioneristico di chi dopo aver sfruttato fondi pubblici in Italia delocalizza verso “lidi” più economici, dove il costo del lavoro è inferiore grazie alla assenza di legislazioni che garantiscono diritti. La vertenza Teleperformance non è una vertenza territoriale in gioco tra Taranto e Roma, ma è lo spartiacque di una vertenza molto più ampia che ha l'obiettivo di bloccare la delocalizzazione all'estero, ponendo un freno al dumping impazzito che ne deriva, e che a catena porterà ad ulteriori drammi sociali.
È il tempo di capire Governo, Confindustria ed organizzazioni sindacali da che parte vogliono stare? Difendere il lavoro ed i lavoratori nelle mura di cinta del nostro territorio nazionale inserendo un freno alle delocalizzazioni incontrollate o lasciarsi andare alle logiche del profitto aziendale a prescindere.
Il risultato della consultazione referendaria di questo week-end ci fornisce un ottimo parametro per una valutazione attenta. Milioni di italiani hanno rigettato al mittente norme che ruotavano intorno al profitto sconsiderato, scegliendo il bene comune. Questa la via da seguire.
La SLC CGIL la sua scelta l'ha fatta da tempo, considerando il lavoro come un bene comune dal quale non si può prescindere. A quegli analisti che sostengono che le scelte del popolo sono state anti-economiche abrogando le norme relative all'acqua ed al nucleare, ribadiamo che il popolo è sovrano. Ed il popolo ha scelto di rigettare la logica del profitto ad ogni costo prediligendo il senso di bene comune, scegliendo l'acqua pubblica, proteggendo ambiente e territorio. Allo stesso modo ribadiamo la nostra scelta, quella del lavoro inteso come bene comune, da difendere e proteggere dalle logiche di profitto di imprenditori senza scrupoli, disposti a sacrificare tutto e tutti pur di aumentare i propri utili..
Considerando la vertenza Teleperformance come pioneristica per la regolamentazione del settore in Italia, ponendo un freno alle scellerate ed incontrollate delocalizzazioni messe in atto da quasi tutte le aziende di call center in outsourcing, la SLC CGIL Calabria sosterrà le iniziative messe in campo dalla segreteria nazionale e dai territori impattati, consapevoli che il fenomeno dei trasferimenti di attività all'estero, diffusa anche in terra calabra, potrebbe a stretto giro colpire anche gli “operai con le cuffie” calabresi.
Daniele Carchidi SLC-CGIL Calabria