Cronaca

Stato-Mafia, il boss Graviano non risponde

PALERMO 20 OTTOBRE – Era stato intercettato per mesi durante le “ore di socialità”, mentre parlava con Michele Adinolfi, l’ex boss mafioso Giuseppe Graviano, detenuto nel penitenziario di Ascoli Piceno. Le registrazioni erano state ammesse al dibattimento dalla Corte d’assise lo scorso 29 giugno. Oggi, però, sentito in aula si è avvalso della facoltà di non rispondere.[MORE]

L’ex boss di Brancaccio era in videoconferenza con l’aula bunker del carcere Ucciardone, ed è stato interpellato dai PM Tartaglia e Teresi e dai sostituti della Procura nazionale antimafia Di Matteo e Del Bene. Graviano dapprima ha negato il consenso alle riprese, poi ha dichiarato di “avvalersi della facoltà di non rispondere”.

L’audizione atteneva la contestazione mossagli di “aver partecipato con più condotte alla violenza e minaccia rivolta al corpo politico dello Stato” (stando a quanto dichiarato da Di Matteo). Il boss avrebbe dovuto essere sentito anche sulle intercettazoni delle conversazioni con Adinolfi, in cui secondo la Corte avrebbe fatto espresso riferimento a Berlusconi, chiamato “Berlusca”, mentre secondo i periti della difesa si sarebbe limitato ad utilizzare la parola “bellissimo”.

Le domande dell’audizione riguardavano le ragioni che hanno portato alle stragi del 1992 e del 1993, l’esistenza e le modalità di contatti con soggetti esterni e Cosa Nostra, ed inoltre sulla nascita del figlio: proprio in un’intercettazione, infatti, l’ex boss era stato colto a parlare delle modalità del concepimento di Michele, risalente ad un epoca in cui Giuseppe Graviano era già sottoposto al regime del 41 bis.

Paolo Fernandes

Foto: ctsnotizie.it