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Sport. La Superlega: Calcio d'Élite o Business senza Cuore?
Riflessioni sulla controversa Superlega e il suo impatto sul calcio e sulla passione degli appassionati.
Un circolo privato pensato per l’èlite. Non siamo contrari al business ma il calcio smetterà di essere vissuto col cuore e con le emozioni. I poteri forti ma sconfitti di Uefa e Fifa
Vedrete l’ex presidente della Juve riemergerà andando oltre le strofe prese in prestito ieri dagli U2... Ma la Superlega atto secondo che qualcuno, svelto di immaginazione, ha nominato «Minorleague» considerando le defezioni, dalla Spagna all’Inghilterra, al Bayern Monaco, resta un circolo privato pensato e studiato per l’élite. È business che non fa male di certo, non siamo per nulla contrari, ha un nuovo vestito che in qualche tasca oltre a milioni di dollari, magari in futuro scopriremo provenienti da Arabia Saudita o Usa, contiene valori e meriti sportivi che legittimano la nuova griffe, ma il calcio oltre al tacco, al 4-3-1-2, al gioco costruito dal basso, ha un cuore, si porta dietro tradizioni antiche, storie, sfide, duelli, sogni, vittorie e sconfitte capaci di raccontare e descrivere un Paese.
Che ne sa la Superlega della rimonta in Coppa Italia, del Bologna sull’Inter che mentre si coccola il gol di Carlos Augusto commette l’errore di trascurare il genio di Zirkzee? Un artista, che fa delirare i tifosi rossoblù, ma non solo loro, perché chi ama il pallone non può restare insensibile alle magie del giovane gigante olandese. La Superlega, promossa dalla Corte europea con una sentenza rivoluzionaria, può essere interessata al Frosinone che fa arrossire (di vergogna) con un poker di ceffoni il Napoli svogliato di Mazzarri? Giudici e politici uniti, entrambi necessari, sono quindi da rispettare, ma quando si mettono a giocare a pallone, oppure si occupano di medaglie d’oro e sport olimpico, entrano spesso a gamba tesa. Chissà perché, ma c’è la tendenza quasi genetica a commettere fallo.
Con la sentenza della Corte Ue sappiamo tutto di «poteri dominanti»: quelli forti ma sconfitti, Uefa (che viene maltrattata come mai era successo finora) e Fifa (fa finta di niente, ma anch’essa è pesantemente coinvolta). I loro alti pappafichi, rispettivamente i presidenti Ceferin e Infantino, riflettano con meno snobismo su una sentenza così pesante, dagli effetti rivoluzionari, difendano il calcio con maggiore intelligenza e diplomazia.
L’altro potere forte, rinato e vincente, la Superlega, che naturalmente tira in ballo il suo «alto valore commerciale», i diritti tv e «la visione gratuita in streaming da parte degli appassionati di ogni partita», ipotesi questa tutta da verificare, pensi ai campionati, la vera spina dorsale della passione popolare, che non possono e non devono essere impoveriti. La Federcalcio di Gabriele Gravina «agirà a tutela dei campionati italiani perseguendo gli interessi generali del calcio italiano». La Lega di Lorenzo Casini ribadisce «la centralità della serie A» ma si piazza quasi in una posizione di attesa auspicando «che i successivi sviluppi vedano un pieno coinvolgimento delle Leghe e dei club». In Spagna Tebas è stato molto più categorico nel chiudere ogni porta ai nuovi arrivati. Siamo alle solite: chi governa il calcio deve pensare ai suoi tifosi, altrimenti si arrabbiano. (Corriere) (Immagine archivio)