Spending review, previsti 4,2 miliardi di tagli alla spesa pubblica
Politica Lazio

Spending review, previsti 4,2 miliardi di tagli alla spesa pubblica

martedì 26 giugno, 2012

ROMA, 26 GIUGNO 2012 – Potrebbe essere presentato la prossima settimana il primo decreto sulla Spending Review, contenente i tagli alla spesa pubblica che il governo ha intenzione di effettuare. In un primo momento erano stati annunciati tagli più corposi, tra 5 e 7 miliardi, ma dalle ultime indiscrezioni riportate dalle agenzie sembrerebbe che questi tagli siano leggermente inferiori, e dovrebbero arrestarsi ai 4,2 miliardi di euro per il 2012. Altri tagli di 7-10 miliardi l'anno potrebbero essere invece previsti per il biennio 2013-2014.

Sono fondamentalmente tre gli obiettivi prioritari che l'esecutivo si è posto con questo provvedimento: innanzitutto si vuole scongiurare un ulteriore aumento dell'Iva, almeno per i prossimi due anni. Si vuole, inoltre, abbassare il deficit facendolo arrivare quest'anno all'1,7% del Pil e il prossimo anno allo 0,5%. L'altro obiettivo prioritario è la copertura di alcune spese non previste effettuate quest'anno, o da effettuare a breve, tra cui, ad esempio, le spese per la ricostruzione post-terremoto in Emilia.[MORE]

Se questi sono gli obiettivi, i modi per raggiungerli non sono ancora del tutto chiari. Teoricamente la Spending Review consiste nell'analizzare le diverse voci di spesa pubblica al fine di valutare quali sono gli sprechi ed eliminarli. Nella pratica, il concetto di spreco si presta alle più varie interpretazioni. Tanto che i sindacati già temono che i tagli vadano a colpire i soliti settori: sanità e pubblico impiego su tutti. E, in effetti, se verrà confermato quanto riportano in anteprima alcune agenzie, almeno un miliardo dovrebbe provenire da tagli alla sanità. Sui possibili tagli alla sanità e al pubblico impiego i sindacati annunciano battaglia. Susanna Camusso li ha definiti «inaccettabili», affermando che nel settore sanitario dei «tagli lineari sarebbero insopportabili» poiché «già ora ci sono situazioni in cui non ce la si fa a garantire le prestazioni essenziali».

Lo stesso vale per il pubblico impiego, dove si teme che i possibili tagli significhino ulteriori blocchi degli stipendi, una stretta sul turn over e, in particolar modo, una diminuzione dell'occupazione attraverso l'uso dello strumento della mobilità. E proprio contro questi possibili tagli, i lavoratori del pubblico impiego questa mattina si fermeranno per due ore. Da Bonanni della Cisl arriva un invito al governo a discutere la riforma con le parti sociali. Un incontro con i sindacati che in un primo momento era stato annunciato per mercoledì 27, ma che con ogni probabilità slitterà alla prima settimana di luglio, dopo la conclusione del Consiglio Europeo. «Aspettiamo che Monti si decida a convocarci per evitare questa situazione incresciosa e irresponsabile» ha dichiarato Bonanni. Mentre dalla Uil Angeletti annuncia la possibilità di uno sciopero generale. «O una spending review è vera e seria - ha affermato in un'intervista rilasciata a QN il leader della Uil - o non ci resterà che lo sciopero generale», aggiungendo che questo è «un governo che finora è riuscito solo a prendersela con lavoratori, pensionati e a picchiare duro con le tasse» e bocciando totalmente la riforma del lavoro, giudicata «una riforma mostriciattolo che non ridurrà né la precarietà, né la disoccupazione. Insomma, un’accozzaglia di norme difficili da applicare che servirà solo a dare lavoro agli avvocati».

Nel frattempo il governo ha dato parere negativo all'inserimento nel testo del primo decreto sulla Spending Review dell'emendamento sui tetti massimi alle pensioni d'oro degli alti dirigenti statali. L'emendamento, presentato da Guido Crosetto del PdL, prevedeva un tetto massimo di Seimila euro netti mensili per le pensioni erogate con sistema retributivo. Dal provvedimento restavano escluse le pensioni corrisposte esclusivamente con sistema contributivo, mentre nel caso in cui la pensione era cumulata con altri trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, il tetto massimo mensile previsto saliva a 10 mila euro. Dopo il parere negativo del governo, Crosetto ha ritirato l'emendamento, che quindi non farà parte del primo decreto sulla Spending Review la cui presentazione è prevista per la prossima settimana. Il governo ha però fatto sapere che del tetto alle pensioni d'oro si discuterà nell'ambito dell'esame del ddl Sviluppo.

Serena Casu


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