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Sparatoria a Fort Hood: 4 morti e 15 feriti. Obama: "cuore spezzato da una storia che si ripete"
AUSTIN (TEXAS, USA), 3 APRILE 2014 – Sparatoria nella base militare di Fort Hood, in Texas, a 100 km da Austin, dove si contano già 4 morti e 15 feriti. La strage non è stata causata da un attacco terroristico, ma da una lite, degenerata, tra i militari e un ex veterano dell’Iraq, il 35enne Ivan Lopez, che si è ucciso dopo il suo gesto.
Il bilancio dei morti è ancora provvisorio. Dalle prime ricostruzioni sembra che Lopez abbia agito da solo sparando circa 10-20 colpi dalla zona ospedaliera della base. Attualmente agenti dell’FBI, Forze dell’Ordine e squadre speciali stanno pattugliando e controllando gli edifici all’interno di Fort Hood per controllare che non ci siano armi attive e per mettere la zona in sicurezza.
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Fort Hood è la più grande base americana del mondo, divisa in tre sezioni - West Fort Hood e Nord Fort Hood – per un’ampiezza di circa 40 km quadrati. Al suo interno può ospitare circa 50mila uomini divisi nelle due divisioni, una di cavalleria e una dedicata all’esercito. Non è un caso, infatti, che questa sia stata la base più bersagliata da attacchi interni.
‹‹Abbiamo tutti il cuore spezzato per aver vissuto di nuovo una storia simile›› ha commentato il presidente USA, Barack Obama, informato dell’accaduto durante una cena per la raccolta fondi a Chicago. Questa vicenda, infatti, non può che portare alla memoria il fatto accaduto il 5 novembre 2009, quando, lo psichiatra dell’esercito, Nidal Malik Hasan, aprì il fuoco contro gli ufficiali, uccidendone 13 di loro e ferendone 30. Questa strage, di soli cinque anni fa, è ricordata come il peggior massacro della storia delle basi militari americane. Hasan, in quell’occasione, rimase paralizzato da un colpo e fu condannato a morte nell’agosto 2013.
Intanto i social network, Facebook e Twitter, stanno raccogliendo le lamentele dei cittadini che criticano ad Obama di non aver imparato la lezione dal 2009: secondo loro, infatti, le zone militari non dovrebbero essere “free gun”, aree senza armi, perché bisogna dare all'esercito la possibilità di difendersi da attacchi del genere fornendo ai soldati delle armi di difesa. I militari, concordano con i cittadini, ‹‹il commando ci ha chiesto di stare al riparo, mentre sarebbe stato meglio affrontare lo sparatore subito, prima che potesse compiere il massacro››.
Erica Benedettelli
[immagine da il secoloxix]