Cronaca

Soverato, 10 anni dalla tragedia al camping

SOVERATO (CZ) – Era il 10 settembre del 2000, non era ancora l’alba quando le acque di una “fiumara”, terribilmente ingrossate dalla pioggia, investivano e travolgevano tutto ciò che trovavano nel camping “Le Giare”, adagiato lungo il corso del torrente Beltrame che sembrava innocuo, alle porte di Soverato.
Automobili sventrate, alberi abbattuti, fango e acqua, 12 morti e un disperso, Vinicio Caliò, il cui corpo non è stato mai ritrovato.
10 anni dopo si commemora la tragedia. Una struttura che non doveva essere lì, un ambiente che non era stato rispettato, un torrente che non era stato controllato.[MORE]
Le persone scomparse erano tutte disabili o volontari dell’Unitalsi. Un anno e mezzo fa si e' conclusa la vicenda giudiziaria con la sentenza di condanna della Corte di Cassazione per il proprietario del camping, un funzionario dell'Agenzia del territorio e un dipendente della Regione Calabria.
Cesare Scorza Rotundo, operatore televisivo e volontario dell'Unitalsi era lì ed è sopravvissuto, ma non potrà mai dimenticare quel suo ultimo giorno di vacanza: ''Siamo andati a letto alle quattro e mezza. Dopo solo cinque minuti - aggiunge - ho sentito delle richieste di aiuto e mi sono diretto fuori dal bungalow. In un minuto, l'acqua da dieci centimetri e' balzata a quattro metri. Non c'e' stato nemmeno il tempo di riflettere: d'istinto, in quel buio irreale, ho cercato di afferrare di peso quante piu' persone ho potuto, tra questi c'era anche mio nipote Manolo. Assieme a loro sono salito sul tetto della struttura da dove, poi, ci siamo arrampicati su di un salice. E' bastato poco per capire che era impossibile chiamare i soccorsi: i telefonini non prendevano''
''Sull'albero che ci ha dato un po' di riparo siamo stati quasi cinque ore'' racconta Cesarino chiamando per nome le persone scomparse, da Rosario Russo, il ragazzo, diciassettenne, travolto dopo che aveva messo in salvo i propri genitori a Mario Boccalone, un disabile che era nel suo stesso bungalow, a tutti gli altri: ''eravamo una sola famiglia''. E Vinicio Calio', il guardiano del camping di cui non e' stato piu' trovato nemmeno il corpo. ''Non era dell'Unitalsi - dice - ma ci dava una mano. L'abbiamo visto per l'ultima volta con il fratello Luca,poi e' scomparso per sempre nell'acqua che trascinava con se' auto roulotte, ciclomotori, senza che noi potessimo fare nulla''.
In mezzo a tanta tragedia e a tanto buio una nota positiva che ha il volto e le fattezze di un giovane figlio di campeggiatori romani.''Kevan Castelli, un ragazzino che siamo riusciti a strappare alla furia delle acque. L'anno dopo i genitori di questo bambino sono tornati a trovarmi a casa per regalarmi una medaglietta. E' stato un momento molto bello''. Per il decennale a raccontare per immagini la tragedia di Soverato c'e' anche un documentario di trenta minuti dal titolo significativo ''Tredici'', il numero delle vittime, diretto da Giuseppe Petitto. Cesarino, per questa volta dall'altra parte dell'obiettivo, torna sui luoghi della tragedia. “Anche in questo modo si alimenta il ricordo - dice - ma cose così non devono accadere mai più. Mai più”.

Ansa