Estero
"Sorry George", contro-spot denuncia condizioni di lavoro nelle piantagioni di caffè
ROMA, 21 SETTEMBRE 2011 – George Clooney al centro del mirino. E non è un film. Riprendendo infatti uno tra i più noti spot del divo di Hollywood (e della pubblicità italiana) l'Organizzazione non governativa svizzera Solidar ha creato un “contro-spot” per denunciare le condizioni dei lavoratori nelle piantagioni di caffè. Il pay-off: “Scusa George, ma i lavoratori nelle piantagioni soffrono allo stesso modo”.[MORE]
Lo spot – che fa parte di una più ampia campagna di sensibilizzazione - “fa il verso” al promo della Nespresso che ormai da tempo gira in televisione. Nella versione “solidale”, il finto Clooney riesce a schivare il pianoforte (richiamo alla reclame “commerciale”), ma viene colpito pesantemente dall'insegna dello store.
L'organizzazione invita anche gli utenti a mandare un messaggio all'attore: «Caro George, come ambasciatore di buona volontà dell'Onu, tu t'impegni per un mondo più giusto. È stupendo! Sarai quindi sicuramente infastidito dall'inoperosità contro lo sfruttamento dei raccoglitori e raccoglitrici di caffè. È per questo che ti prego di metterla di fronte a una scelta chiara: o un caffè equo o mai più pubblicità con George Clooney». La campagna, infatti, per fare pressione – attraverso la sensibilizzazione dell'opinione pubblica – affinché il gruppo a cui l'attore ha prestato il volto decida «una misura che permetterà ai coltivatori e alle coltivatrici di vendere il loro caffè a un prezzo giusto, garantendo condizioni di lavoro decenti ai lavoratori».
Il caffè è il prodotto grezzo più scambiato dopo il petrolio. ma se l'oro nero vive di una inarrestabile corsa al rialzo, il caffé vive invece una situazione diametralmente opposta. Ed a pagarne le conseguenze non sono certo i "grandi marchi". Basti considerare, ad esempio, che un contadino etiope, per il suo caffè, ottiene 60 dollari l'anno. nel 1998 ne guadagnava 320. E di "contadini etiopi", nel mercato del caffé, ce ne sono circa 25 milioni, sparsi nelle coltivazioni asiatiche, dell'Africa e dell'America Latina. Ed in molti casi il mercato del caffé è una delle attività strategiche nelle economie degli stati del Sud del mondo, che per questo sono costretti a tagliare i budget per educazione e sanità.
Le difficoltà sono iniziate a partire dal 1989, quando gli Stati Uniti hanno rotto gli accordi internazionali che regolavano il prezzo del caffé. Da quel momento il mercato è incentrato sulle oscillazioni delle piazze di Londra e New York, che però non riescono a controllare un mercato fatto di un eccesso dell'offerta e magazzini sempre più pieni.
Da quando lo spot è stato postato sono già migliaia le persone che hanno seguito le indicazioni della Solidar e scritto una e-mail all'attore per denunciare il problema. Per sapere cosa farà Clooney, se vestirà anche nella vita i panni di “Michael Clayton” dunque, non resta che aspettare il prossimo spot.
Andrea Intonti