"La spir@le della conoscenza"
Social networks tra condivisione e individualità
ROMA, 18 NOVEMBRE 2012 - La Rete è per eccellenza lo spazio di condivisione della conoscenza e delle esperienze personali. Social Network, Community, Blog e Chat sono diventati autentiche piazze virtuali che permettono a tutti di avere il proprio momento di celebrità. A rischio risulta essere, però, l’individualità di ciascuno di noi. Molte volte, infatti, è il pensiero individuale a essere sacrificato in nome di quello maggiormente condiviso.
Gli stessi motori di ricerca come Google ci indirizzano automaticamente verso risultati e suggerimenti che hanno dietro un ranking variabile secondo le visite che quelle pagine e quelle informazioni hanno già avuto da parte degli altri internauti, quasi a garanzia dell’attendibilità dei dati ottenuti come risposta delle nostre esigenze informative.
Postare, twittare, chattare, modificare il proprio status, ci hanno permesso di creare delle vetrine virtuali all’interno delle quali abbiamo un po’ tutti imparato a plasmare la realtà e a trasformarci in cantastorie.[MORE]
Condividere significa avere qualcosa da mettere in comune con gli altri, vivere un’esperienza con gli altri e, oggigiorno, lo spazio in cui individuale e collettivo si fondono è sicuramente la rete virtuale. La creazione delle community ha dato origine al Social Activism per la promozione delle cause più disparate, da quelle sociali a quelle etiche. I Social Network consentono innegabilmente la comunicazione con il mondo, dando la possibilità di apparire “co-produttori della conoscenza”, in un’epoca, quella ormai del Web 3.0, in cui la conoscenza stessa è alla base di qualsiasi processo produttivo, aziendale, ma anche politico, economico e sociale. È questa, però, anche l’età dell’“apparire”, che il più delle volte coincide con l’”esistere per la massa”, quasi per non sentirsi tagliati fuori dal mondo, e niente meglio dei social networks può ovviare a questa “sensazione”, permettendo di rimanere in contatto con il mondo, scegliendo cosa comunicare e in che modo farlo.
Usare questi strumenti virtuali ci ha insegnato anche a mentire con stile, facendo trapelare di noi solo la parte che pensiamo possa essere il più possibile gradevole agli occhi degli altri, modificando oppure omettendo ciò che potrebbe risultare invece meno piacevole, modificando le nostre abitudini sociali e sfumando sempre più il confine tra pubblico e privato, tra l’individuale e il collettivo.
Certo, avere un profilo su Facebook o “essere” su Twitter permette di non rimanere mai da soli, almeno virtualmente, ma sicuramente, ritrovare e rivalutare la nostra individualità, ci consentirebbe di riacquistare la capacità di rimetterci in gioco nelle relazioni umane dirette, senza rimanere “intrappolati nella Rete”, e diventare così dei Social Network Victims.
Rosangela Muscetta