Siria, Usa sospettano uso di armi chimiche
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Siria, Usa sospettano uso di armi chimiche

mercoledì 22 maggio, 2019

BEIRUT (SIRIA), 22 MAGGIO 2019 - I bambini nati in Siria dopo il 2011 non hanno mai vissuto un giorno di pace e non c'è alcun segno di distensione all'orizzonte. Gli Stati Uniti sospettano, infatti, che domenica scorsa a Idlib - nel nord-ovest del paese e che rappresenta l'unica provincia ancora sotto il controllo dei ribelli - il regime di Assad sia ricorso nuovamente all'uso di armi chimiche durante l'offensiva delle forze governative e russe e si dicono pronti, insieme agli alleati, a "rispondere rapidamente e in modo appropriato".

"Gli Stati Uniti continuano a monitorare da vicino le operazioni del regime di Assad nel nord ovest della Siria, incluse le indicazioni di un nuovo uso di armi chimiche da parte del regime. Sfortunatamente continuiamo a vedere segnali sul fatto che il regime di Assad possa averle usate di nuovo, incluso un presunto attacco il 19 maggio", ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Morgan Ortagus.

Quella di Idlib è una regione che vive anni intensi: da diverso tempo è il luogo dove si rifugiano i siriani sfollati, chi non vuole fare il servizio militare, chi ha paura del regime di Assad e delle sue minacce, è il rifugio dei ribelli, come spiega Il Post. Nell'area vivono oltre tre milioni di persone, il doppio rispetto alla popolazione presente nella zona prima dell'inizio degli scontri. Idlib è da tempo una regione calda e da circa metà del 2018 la tensione per un attacco imminente ha pervaso la regione, fino a quando non sono intervenute Russia e Turchia. La Russia voleva ricoprire un ruolo di primo piano nel processo di pace in Siria, mentre la Turchia voleva stabilizzare il confine impedendo nuovi flussi migratori. Conseguenza di queste personali condizioni è arrivata una tregua tra i due paesi, che ha evitato l'offensiva di Assad contro Idlib. Da qualche tempo i russi hanno iniziato ad accusare i turchi di non rispettare una parte dell’accordo, cioè l’impegno a ridurre l’influenza dei gruppi più estremisti nella provincia di Idlib e i nuovi scontri sono ricominciati circa tre settimane fa, quando il regime di Assad ha avviato i bombardamenti sia all'interno della provincia di Idlib sia in quella di Hama, a sud del paese e anch'essa sotto il parziale controllo dei ribelli. 

Le forze governative hanno preso il controllo di 12 centri abitati, secondo quanto riportato dall'Osservatorio siriano dei diritti umani. Secondo l'organizzazione con sede a Londra nelle ultime tre settimane gli scontri hanno determinato la distruzione di 19 ospedali e centri medici.

Sono i civili a vivere la condizione peggiore. In uno dei rapporti ufficiali delle Nazioni Unite è stato segnalato che 180.000 civili sono stati costretti ad abbandonare le proprie case tra le regioni di Hama e Idlib fra il 29 aprile e il 9 maggio in seguito all'offensiva del governo siriano e russa nell'area. Trump ha annunciato nei mesi il ritiro delle truppe americane dalla Siria in seguito alla sconfitta dell'Isis nel paese, ma la tensione in Siria non accenna ad allentarsi e negli ultimi mesi si sono inaspriti i toni anche con gli Stati Uniti. Il ministero degli Esteri siriano ha criticato aspramente la decisione di Trump di riconoscere l'annessione israeliana delle Alture del Golan, secondo quanto riporta l'ANSA.


Fonte immagine Il Post




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