Estero

Siria, Afrin: la Turchia colpisce un convoglio curdo di 30 veicoli

DAMASCO, 23 FEBBRAIO - Sono 30 o 40 i veicoli curdi coinvolti nel bombardamento effettuato ieri dalle forze armate turche nei pressi della città siriana di Afrin, capoluogo della provincia nord-occidentale dello Stato e da svariate settimane teatro degli attacchi portati avanti dai militari di Ankara.[MORE]

Stando al comunicato dello Stato maggiore turco sulle operazioni, il convoglio sarebbe stato intercettato a circa 15 chilometri a sud-est di Afrin mentre trasportava armi e rinforzi. Dell'attacco sarebbe anche disponibile un filmato su You-Tube che mostrerebbe il momento in cui i veivoli turchi colpiscono i mezzi curdi.

Lo scorso 20 gennaio la Turchia ha avviato una operazione militare contro la provincia di Afrin, la cui popolazione è in maggioranza curda e che è da anni controllata dalle YPG, Unità di protezione del popolo, a loro volta vicine al PYD (partito siriano dell'Unità democratica), che per Ankara sono organizzazioni terroristiche. Erdogan ha annunciato che nel giro di pochi giorni Turchi e ribelli siriani saranno alle porte della città, che si troverà dunque accerchiata.

Stando invece ai rapporti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero solo una cinquantina i villaggi conquistati dai militari di Ankara, quasi tutti nelle aree di confine settentrionali. E intanto, le truppe governative fedeli ad Assad sarebbero giunte nell'area per dare sostegno alle milizie curde e difendere la zona dall'invasione turca.

Passando ai numeri, la Turchia ha comunicato che sono 1873 i presunti terroristi "neutralizzati" dall'inizio dell'attacco al cantone di Afrin, mentre 32 le vittime tra le fila turche insieme a centinaia di feriti. Per l'Osservatorio siriano per i diritti umani, invece, sarebbero 209 i miliziani curdi rimasti uccisi, e 205 i ribelli siriani filo turchi. Accanto a questi, almeno 112 civili avrebbero perso la vita nel corso degli scontri e migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni.

Paolo Fernandes

Foto: corriere.it