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Sicurezza sul lavoro, arriva il monito dall'Ue
ROMA, 18 OTTOBRE 2011 – L’Ue ha messo in mora il nostro paese per non aver rispettato le norme di sicurezza sul lavoro. La denuncia? È partita da un cittadino comune di Firenze. È Marco Mazzoni, 36 anni di Firenze, il cittadino comune che da anni si batte contro le “morti bianche” e che ha deciso di inviare dieci pagine di documenti in cui parla delle inadempienze italiane. Dopo la sua denuncia, partita nel 2009, lo scorso 30 settembre la Commissione ha inviato la lettera di costituzione in mora alla Repubblica Italiana che in pratica obbliga il nostro Paese a mettersi in regola.[MORE]
La lettera di "messa in mora" è stata recapitata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La normativa italiana sarebbe in contrasto con la direttiva europea - si legge nella lettera di messa in mora - anche per l'obbligo di disporre di una valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro per i datori che occupano fino a 10 dipendenti e per la proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per le nuove imprese o per modifiche sostanziali apportate ad imprese esistenti. Il Testo Unico (art 28) concede infatti al datore di lavoro ben 90 giorni dall'inizio dell'attività per elaborare il documento sulla valutazione del rischio. Troppi, secondo la Commissione.
Le altre quattro contestazioni contenute nella mora riguardano l'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro, l'applicazione della normativa su sicurezza e salute per le cooperative sociali e le organizzazioni di volontariato della protezione civile, le disposizioni di prevenzione incendi per gli alberghi con oltre 15 posti letto, esistenti in data aprile 1994. Adesso il governo italiano ha due mesi di tempo per trasmettere alla Commissione le proprie osservazioni. Dopodiché, in caso di chiarimenti non sufficienti, avrà circa due mesi per modificare il Testo Unico ed evitare il ricorso per inadempimento alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, con relative possibili e onerose sanzioni.
Bazzani ha accusato anche sindacati e politici che l’hanno lasciato solo in questa battaglia. «Far aprire una procedura d’infrazione contro uno stato è difficilissimo, in genere sono associazioni che fanno questo genere di denunce, per un singolo cittadino è un’utopia – dice l’operaio fiorentino – . Nonostante abbia chiesto aiuto a partiti e sindacati, non c’è stato nessuno che mi abbia aiutato a redigerla. Potevano supportarla. Ma non hanno fatto neppure quello».
Marika Di Cristina