Cronaca

Sicilia e-Servizi: indagati Crocetta, Ingroia e mezza giunta. 2,2 mln di danno erariale

 PALERMO, 19 APRILE 2014 – Ammonta a 2,2 milioni di euro il danno erariale che la Corte dei Conti ha richiesto a Rosario Crocetta, presidente della Regione siciliana, Antonio Ingroia, commissario di Sicilia e-Servizi, e parte della giunta regionale. L’elevato danno erariale è causato dall'assunzione di 74 dipendenti ex Sisev effettuate dalla società Sicilia e-servizi.

Sotto indagine, insieme a Crocetta e Ingroia, sono finiti anche il ragioniere generale, Mariano Pisciotta, e parte della giunta di governo: Patrizia Valenti, Michela Stancheris, Nelli Scilabra, Ester Bonafede, Nino Bartolotta e Dario Cartabellotta. Coinvolti anche Giuseppe Massimo Dell’Aira, avvocato dello Stato e Rossana Signorino, dirigente del settore società partecipate.

L’inchiesta, coordinata dal viceprocuratore Gianluca Albo, riguarda le 74 assunzione avallate all’inizio dell’anno da Ingroia. I 74 dipendenti, tutti ex lavoratori della Sisev, società privata patner della Regione, sarebbero transitati nella società che gestisce il sistema informatico regionale con a capo Ingroia. Tutto ciò è stato fatto violando il blocco delle assunzioni imposto dalla regione stessa. Le assunzioni infatti sono state fatte senza valutare il fabbisogno del personale e la pianificazione della società in liquidazione. Il danno erariale, a detta dei magistrati contabili, sarebbe stato causato proprio dall’illegittimità delle assunzioni.[MORE]

“Se non avessimo adottato la procedura che oggi ci viene contestata il blackout informatico della Regione sarebbe stato inevitabile, con conseguente rischio per servizi pubblici essenziali per la salute come 118 e servizi ospedalieri – ha spiegato Ingroia a ilfattoquotidiano.it - La cosa mi pare inquietante, anzi molto grave”, ha proseguito l’ex pm.

In ogni caso a partire da oggi, gli imputati avranno quaranta giorni a disposizione per presentare la relativa documentazione e rispondere alla contestazione della Procura contabile che, solo successivamente, stabilirà se citarli o meno in giudizio.

Michela Franzone