Chiesa e Società
Siamo uomini dalla sterile e infruttuosa compassione
Nel Libro delle Lamentazioni Gerusalemme è presentata nelle vesti di una madre addolorata che piange per la sorte dei suoi figli. Il suo lamento è grande. Essa è immagine, figura dell’umanità sempre in lutto, in afflizione per la morte spirituale dei suoi figli. Oggi questo dolore dell’umanità non è diminuito. Sta aumentando a dismisura. Ogni giorno essa raccoglie i suoi figli e li porta a sepoltura, piangendo su di essi. Le sue lacrime non bastano più. Troppi i genocidi, troppe le guerre, troppi gli aborti, troppi le eutanasie, troppi gli omicidi, troppi i naufraghi annegati, troppi gli incidenti sul lavoro, troppe le vittime delle strade, troppi i caduti per stoltezza ed insipienza. Questa madre non ha più lacrime da versare. Noi di che cosa siamo capaci? Piangere, fare funerali, lamentarci, chiedere giustizia, domandare vendetta, prendercela con il Signore.
Facciamo visite di cortesia spesso anche ipocrita, portiamo mazzi di fiori, facciamo anche qualche gesto eclatante, ma l’umanità continua a piangere i suoi morti, uccisi dalla stoltezza dei suoi stessi figli. Quanta differenza tra noi e Gesù Signore. Gesù passa, vede la sofferenza della madre, si ferma, risuscita il figlio, glielo consegna vivo. Esso non è più morto. Ma che forse Cristo non è venuto per questo sulla nostra terra? Non è venuto per risuscitarci a vita nuova ed eterna? Noi piangiamo sui morti un pianto sterile e vano. Gesù i morti li risuscita e li consegna vivi alla propria madre. [MORE]
Al discepolo Gesù non chiede di portare corone di fiori per ossequiare i morti. Gli chiede invece di portare Lui per dare risurrezione ai morti nello spirito che sono la causa di ogni morte nella carne.
Leggiamo questo passo del vangelo per sperimentare la compassione di Gesù.
In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante (Lc 7.11-17).
Cristo Gesù non manda i suoi discepoli nel mondo facendoli ministri di una compassione sterile. Questa compassione umana a nulla serve. Lascia l’umanità in un lutto perenne. La compassione dei suoi ministri e discepoli deve essere efficace, deve operare vera risurrezione dell’anima e del cuore, della mente e della volontà, dei sentimenti e delle decisioni. Dove non vi è risurrezione spirituale, lì neanche vi è compassione efficace. Questa compassione non deve essere implorata dall’umanità, ad essa va offerta. La madre nulla chiede a Gesù. Essa è prigioniera del suo dolore. È Gesù che offre alla madre la sua compassione efficace, risuscitandole il figlio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, tu hai visto il mondo immerso in un dolore di morte e hai chiesto ai tuoi figli di andargli incontro con la compassione efficace di Gesù Signore, portando ad esso il conforto della sua Parola, la sola che risuscita, salva, redime, introduce nella vera vita. Fa’ che questo tuo invito non cada ami a vuoto. Dacci forza e coraggio per portare a compimento la missione di risurrezione del mondo che ci ha chiesto.
Angeli e Santi di Dio, voi che ogni giorno vedete l’immenso dolore in cui è precipitata l’umanità, dateci la forza di essere compassione efficace, di salvezza e di redenzione. Con il vostro aiuto, daremo al mondo una vita nuova.
Don Francesco Cristofaro
www.donfrancescocristofaro.it