Cronaca

Si riapre il caso Orlandi: le ossa ritrovate sono femminili

ROMA, 31 OTTOBRE – Si riaccende la speranza di fare luce sull’oscuro mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, che tanto animò l’opinione pubblica negli anni ’80, laddove praticamente mai sono stati fatti passi avanti sulla sparizione improvvisa delle due adolescenti, avvenuta tra il maggio ed il giugno del 1983. A distanza di più di 30 anni, durante i lavori di ristrutturazione di Villa Giorgina in via Po 27 a Roma, nel quartiere Salario, le operazioni di rifacimento del massetto in un locale seminterrato annesso al palazzo hanno riportato alla luce alcune ossa umane, inducendo gli operai a dare immediatamente l’allarme al Corpo della Gendarmeria Vaticana.

L’edificio è infatti sede della Nunziatura Apostolica presso l’Italia, ovvero la missione diplomatica della Santa Sede cui è attualmente preposto l’arcivescovo Paul Emil Tscherrig. Pur non trovandosi nel territorio statale della Città del Vaticano, la villa è di proprietà della Santa Sede, cui fu lasciata in eredità dall’industriale Abramo Giacobbe Isaia Levi nel 1949, pertanto si è reso necessario l’intervento del corpo di polizia vaticano. Le autorità ecclesiastiche si sono poi prontamente rivolte alla Procura di Roma per svolgere le opportune indagini, offrendo ogni collaborazione per risolvere l’enigma. A sua volta, il Procuratore Capo della Capitale, Giuseppe Pignatone, ha comunicato di aver incaricato la Polizia Scientifica e la Squadra Mobile della Questura al fine di datare i frammenti ed accertare età e sesso della persona estinta. Nel contempo, è stato aperto un nuovo fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di reato di omicidio, contando di approfondire la questione nei prossimi giorni.

Una prima ipotesi formulata dagli investigatori riguarda la possibilità che si tratti di ossa appartenenti a due persone diverse (il che potrebbe alimentare i sospetti su un collegamento nella scomparsa delle due adolescenti), dal momento che alcuni frammenti sono stati rinvenuti in un punto diverso del pavimento rispetto a quello in cui, scavando, gli operai avrebbero riportato alla luce uno scheletro praticamente intero. Proprio su quest’ultimo si stanno ora concentrando le analisi biologiche, dal momento che la conformazione del bacino indicherebbe, con tutta evidenza, che si tratti di ossa femminili, tuttavia è ancora presto per un’operazione di estrazione del DNA. Come spiegato infatti da Giovanni Arcudi, direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università Tor Vergata di Roma, gli esami accurati potrebbero richiedere tempi lunghi, soprattutto per i confronti con la genealogia dei presunti parenti delle due ragazze scomparse; tra l’altro, “non sempre si riesce a ricavare del materiale genetico utilizzabile. Ciò dipende da come si sono conservati i resti ed anche dal tipo di ossa: dai denti, ad esempio, il DNA si ricava bene, così come dalle vertebre, tuttavia già la conservazione in un luogo troppo umido avrebbe una grande influenza sulla possibilità di una estrazione pulita e precisa” – ha affermato Arcudi.

Lo stesso fatto che le ossa siano state rinvenute in un palazzo di proprietà vaticana potrebbe essere un indizio da collegare alla cittadinanza di Emanuela, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia. Nel corso delle ultratrentennali indagini, peraltro, tra le numerose piste seguite erano stati coinvolti anche lo Stato Vaticano, lo IOR (Istituto Opere di Religione) ed i servizi segreti di diversi Paesi, oltre al Governo italiano, al Banco Ambrosiano e più di recente addirittura la “banda della Magliana”. Inoltre, Pietro Orlandi, il fratello della ragazza scomparsa, è sempre stato convinto del fatto che il sequestro fosse un proseguimento delle trame che condussero anche all’attentato contro Papa Giovanni Paolo II, che era avvenuto poco più di un anno prima delle due sparizioni; per di più, il terrorista turco Mehmet Ali Agca, autore dell’attentato in questione, ha più volte sostenuto di avere informazioni su Emanuela Orlandi, tuttavia non è stato mai interrogato dalla Magistratura italiana. Dopo molti depistaggi, dovuti anche ad una telefonata anonima alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” nel 2005, la Procura di Roma ha chiesto, tre anni fa, l’archiviazione del caso, ritenendo impossibile l’emersione di nuovi indizi sulla vicenda.

Oggi, invece, i legali delle famiglie Gregorio ed Orlandi hanno a disposizione elementi a sufficienza per chiedere che le nuove indagini vengano svolte in maniera ben più approfondita: “Chiederemo alla Procura di Roma ed alla Santa Sede in quali circostanze precise sono state trovate queste ossa e come mai il loro rinvenimento sia stato messo immediatamente in relazione con la scomparsa di Emanuela e Mirella” – ha dichiarato l’avv. Laura Sgrò, secondo la quale il bollettino ufficiale emesso dall’ufficio stampa della Santa Sede fornirebbe informazioni insufficienti rispetto alle aspettative. I membri delle due famiglie, tuttavia, restano ancora in silenzio, preferendo evitare dichiarazioni pubbliche almeno fino a quando non dovessero essere scoperti nuovi elementi certi.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: ansa.it