Cronaca
GB: si fa asportare la prostata per paura di un tumore
GB, 20 MAGGIO 2013- Una moda? Una psicosi collettiva? Non è ancora chiaro di cosa precisamente si tratti, ma sta di fatto che sembra imperversare un nuovo fenomeno, piuttosto elitario a dire il vero, almeno stando alle prime casistiche. Solo pochi giorni fa aveva fatto discutere la scelta di Angelina Jolie di sottoporsi ad una mastectomia preventiva per evitare il rischio- altissimo nel suo caso- di sviluppare un tumore della mammella: come appurato da un esame- specifico quanto costosissimo- la nota attrice avrebbe avuto l’87% di possibilità di ammalarsi di cancro, essendo portatrice del Brca-1, un gene mutato che aumenta di molto le probabilità di far proliferare la malattia. La Jolie, che ha perso sua madre molto giovane per la stessa ragione, ha spiegato in un’accorata lettera al New York Times le ragioni della sua decisione: non voleva che i suoi figli soffrissero quanto lei per la precoce perdita di un genitore.[MORE]
Il caso ha fatto il giro del mondo, in un tam tam, il solito, di opinioni contrastanti e pareri opposti: c’è chi la ritiene una scelta coraggiosa, chi il frutto del delirio di onnipotenza dei divi, chi l’atto finale di una psicosi dilagante. Come non mancano coloro che dichiarano di essersi sottoposti, o di volerlo fare al più presto, al medesimo intervento preventivo.
Così fa notizia il caso di un manager britannico di 53 anni la cui storia viene raccontata al Sunday Times dal chirurgo che ha effettuato sull’uomo l’operazione: asportazione della prostata. Sottopostosi ad alcuni mirati accertamenti, il giovane uomo d’affari aveva scoperto che il proprio corredo genetico annoverava tra gli altri un ospite indesiderato: il gene mutato Brca-2, che, analogamente al suo fido compare Brca-1, aumenta il rischio di sviluppare un tumore, non al seno, ma alla prostata. Così la decisione di ricorrere ai bisturi per risolvere il problema a monte. In questo caso, esami effettuati in fase post-operatoria hanno anche costatato la presenza di cellule cancerogene, segno che l’alta probabilità si andava trasformando per l’uomo in triste certezza.
Il mondo accademico resta tuttavia diviso in materia, dacché non sembra appurata in via definitiva una corrispondenza inconfutabile fra questo tipo di anomalia genetica e la matematica sicurezza di sviluppare un tumore.
Emmanuela Tubelli