Settembre andiamo è tempo di migrare
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24 SETTEMBRE 2015 – “Settembre, andiamo. È tempo di migrare. / Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori / lascian gli stazzi e vanno verso il mare: / scendono all'Adriatico selvaggio / che verde è come i pascoli dei monti. / Han bevuto profondamente ai fonti / alpestri, che sapor d'acqua natía / rimanga ne' cuori esuli a conforto, / che lungo illuda la lor sete in via. / Rinnovato hanno verga d'avellano. / E vanno pel tratturo antico al piano, / quasi per un erbal fiume silente, / su le vestigia degli antichi padri. / O voce di colui che primamente / conosce il tremolar della marina! / Ora lungh'esso il litoral cammina / la greggia. Senza mutamento è l'aria, / il sole imbionda sì la viva lana / che quasi dalla sabbia non divaria. / Isciacquío, calpestío, dolci romori. / Ah perché non son io cò miei pastori?"
La poesia è “I pastori” di Gabriele D’Annunzio tratta dalla raccolta Alcyone del 1903. Perché proporre un articolo che tratta tale ode? È stata più volte ascoltata, studiata e commentata negli anni della scuola. È nota, conosciuta, già affrontata. L’idea è semplice. Si tratta solo di un piccolo pretesto, un’occasione per far la breccia al tempo, il tempo dell’autunno. Alle porte, già arrivato.
Il giallo delle foglie, le nebbie agli irti colli, il verde che appassisce. Tutto biondeggia. Il grano, i chicchi d’uva, le mele e i peri appesi.
Il tempo dell’autunno è già arrivato. Si torna al quotidiano che apre poi all’inverno. Chi torna nella scuola, chi torna al suo lavoro chi, invece, per ristoro, ha solo bianche spiagge.
È tempo di formaggio, di cacio, di groviera, di tutto ciò ch’è sfera di impegno e transumanza.
L’articolo in questione, in sostanza, seppur breve e pretestuoso, vuol sol dare l’assaggio dell’autunno, di bacche, noci e malli, per dare un po’ colore, al tempo che già cambia.
Un tempo che ha colori di giallo e poesia e lascia la sua scia nei solchi della vita.
Simona Barberio