Estero
Servizio militare, imprigionare un obiettore è violazione dei diritti umani
STRASBURGO, 11 LUGLIO - La Grande Camera della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo (Cedu) ha stabilito, con una sentenza emessa lo scorso 7 luglio, che la carcerazione di un obiettore di coscienza che rifiuti di prestare servizio militare è in contrasto con l'articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.[MORE]
La Corte si è riferita, nello specifico, al caso di Vahan Bayatyan, Testimone di Geova armeno che era stato messo in carcere nel 2003 a causa del suo rifiuto, dettato da motivi religiosi, di prestare servizio di leva. Nel momento della sua carcerazione, in Armenia il servizio militare era obbligatorio e, nonostante il Paese sia entrato nel Consiglio d'Europa nel 2001, all'epoca dell'arresto di Bayatyan non aveva ancora adeguato le proprie normative alle prescrizioni europee, che prevedono che gli Stati garantiscano un'alternativa “civile” al servizio di leva. Lo ha fatto alla fine del 2003 con l'Armenian Alternative Service Act, entrato in vigore il 1 Aprile del 2004.
In seguito al suo rilascio, nel luglio 2003, Bayatyan aveva presentato ricorso alla Corte, ritenendo che fosse stata violata la sua libertà religiosa e appellandosi all'articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, il quale regola la “Libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. La prima decisione presa dalla Corte nel 2009 non fece ben sperare. La sentenza infatti sosteneva che nel caso in questione non c'era stata violazione dell'articolo 9. La decisione è stata ribaltata lo scorso 7 luglio dalla Grande Camera della Cedu, che ha riconosciuto la violazione della libertà religiosa dell'uomo.
Nonostante l'articolo 9 non parli esplicitamente di diritto all'obiezione di coscienza, la Corte ha ritenuto che il rifiuto di prestare servizio di leva deriva da “un serio e insormontabile conflitto tra l'obbligo a servire nell'esercito e la coscienza di una persona con il suo credo religioso e le sue convinzioni” e quindi rientra nelle prescrizioni di tale articolo. La Corte ha, quindi, condannato l'Armenia a risarcire l'uomo, al quale saranno corrisposti 10 mila euro per i danni subiti e altri 10 mila per le spese.
Viva soddisfazione è stata espressa dall'associazione umanitaria Amnesty International, la quale ha sottolineato come “per la prima volta il diritto all'obiezione di coscienza viene espressamente riconosciuto nel contesto della Convenzione europea dei diritti umani”.
Serena Casu