Cronaca
Sequestro Silvia Romano: indagini proseguono, tracce verso la Somalia
CHAKAMA, 30 AGOSTO – Emergono nuovi sviluppi sul rapimento della volontaria milanese Silvia Costanza Romano, avvenuto il 20 novembre scorso nel villaggio di Chakama, in Kenya, a circa 80 km di distanza dalla località balneare di Malindi. Le autorità locali si erano immediatamente attivate nella ricerca della ragazza, ma nonostante un elevato numero di fermi ed arresti di vari criminali locali, sospettati di aver fiancheggiato i rapitori, non si è ancora giunti a stanare i responsabili né a scoprirne il movente.
Nel frattempo, la Procura di Roma aveva fatto partire un’inchiesta per sequestro di persona a scopo di terrorismo, coordinata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco. Il pool di investigatori che sta seguendo la vicenda è stato più volte in Kenya per cercare di ottenere direttamente informazioni dalle autorità locali e nell’ultimo incontro avvenuto a Nairobi, cui hanno partecipanti anche i Carabinieri del ROS, è emerso che la ragazza potrebbe essere stata portata in Somalia, come del resto già si era ipotizzato nei giorni immediatamente successivi al rapimento.
Tra gli elementi che fanno propendere per un trasferimento nel Corno d’Africa, vi è il fatto che, in base a quanto accertato dagli inquirenti, prima e dopo il sequestro ci sarebbero stati contatti telefonici tra gli autori materiali del rapimento ed apparecchi situati in territorio somalo. Altro elemento acquisito è che secondo le testimonianze raccolte l’azione dei rapitori sarebbe stata mirata e a colpo sicuro, certamente ben organizzata, per cui potrebbe essersi trattato di un sequestro su commissione; inoltre, è stato tenuto conto del fatto che i mezzi (armi e motociclette) di cui erano dotati i rapitori (un gruppo composto da otto persone) fossero decisamente più costosi e moderni rispetto alle disponibilità medie delle poche bande criminali presenti in territorio keniota. Infine, i testimoni oculari hanno riferito agli inquirenti che dai tratti somatici gli autori del raid non sembravano kenioti e che la loro fuga sarebbe avvenuta proprio in direzione del confine.
Da subito, del resto, si è temuto che i rapitori (o i mandanti di questi ultimi) appartenessero al gruppo di fondamentalisti islamici somali Al-Shabaab, con i quali anche alle autorità di Nairobi risulterebbe oltremodo difficile trattare, come dimostrato dal fatto che proprio a questa cellula terroristica appartenevano i responsabili di molti di quei sequestri di persona verificatisi a grappoli fino a 6 anni fa nel Paese africano e che le vittime dei rapimenti venivano sistematicamente condotte in nascondigli situati nelle desertiche campagne al confine tra i due Paesi africani e mai identificati.
Nei prossimi giorni, però, la collaborazione tra intelligence italiana e keniota potrebbe intensificarsi, probabilmente battendo il più possibile la pista somala e tentando di avviare contatti anche con le autorità di Mogadiscio. Nel frattempo, si spera che i tre uomini già arrestati dalla Polizia di Nairobi (Abdulla Gaba Wario, Moses Luwali Chembe e Said Adhan Abdi) facciano effettivamente parte della banda dei rapitori e che possano pentirsi e fornire informazioni utili alla ricerca della giovane cooperante.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: ilsussidiario.net