Cronaca

Sequestrato in Tunisia un peschereccio di Mazara del Vallo. Farnesina: «ambasciata già attiva»

MAZARA DEL VALLO (TRAPANI), 21 AGOSTO 2013 - Il peschereccio “Pindaro”, di Mazara del Vallo, è stato sequestrato da una motovedetta tunisina ed è stato condotto nel porto di Sfax. Secondo le autorità di Tunisi il peschereccio, partito domenica notte dal porto siciliano con a bordo un equipaggio di sette uomini di cui quattro tunisini e tre italiani guidati dal comandante Vito Perniciaro, avrebbe varcato le acque internazionali entrando nella zona tunisina.[MORE]

Dunque, l’ennesimo sequestro di un peschereccio siciliano da parte delle autorità militari tunisine. L’ennesima diatriba scatenata da quel confine, più o meno sottile, che separa le acque internazionali dalle acque di Tunisi.

Una vicenda, questa, che da troppo tempo va avanti e che desta soprattutto preoccupazione tra gli armatori siciliani, costretti a combattere tale situazione oltre alla pesante crisi che già attanaglia il settore della pesca.
Come d'altronde testimoniano le parole del presidente del Distretto della Pesca di Mazara, Giovanni Tumbiolo: «Sono già stati attivati i canali diplomatici italiani e tunisini affinché si giunga al più presto al rilascio. Per la già fragile economia della nostra flotta peschereccia – ha affermato Tumbiolo – questo sequestro è l’ennesima tragedia. Bisogna mettere fine a questo tipo di episodi attraverso un deciso intervento del nostro Governo mirante a valorizzare i prodotti della pesca nel Canale di Sicilia, ricorrendo – ha spiegato lo stesso presidente – ai piani di gestione comuni finalizzati alla tutela ed alla salvaguardia del patrimonio ittico».

Alla forte presa di posizione del presidente Tumbiolo si aggiungono le pesanti dichiarazioni di Matteo Giacalone, che del peschereccio Pindaro è uno degli armatori: «Noi salviamo i clandestini in mare e loro ci sequestrano i pescherecci – ha affermato Giacalone – oggi non ho ancora parlato con l’equipaggio, ho sentito ieri sera il comandante Perniciaro e mi ha raccontato che al momento del fermo del peschereccio a bordo, per dirottarli verso Sfax, sono saliti due militari tunisini armati di mitra. Mi ha, inoltre, riferito – ha aggiunto sempre Giacalone – che al momento del fermo ha chiamato la nave della Marina militare italiana che era in zona ma gli è stato risposto che erano impegnati a recuperare dei clandestini e non potevano intervenire. Da quel che so la diplomazia è al lavoro perché il Pindaro venga rilasciato».

Ed infatti fonti proveniente dalla Farnesina hanno già fatto sapere che l’ambasciata italiana a Tunisi è stata «immediatamente attivata» e che l’ambasciatore segue minuto per minuto la vicenda.

(Immagine da sicilia24news.it)

Giovanni Maria Elia