Estero

Sempre più dura la vita dei blogger, torturati e decapitati dai narcos

CITTA' DEL MESSICO, 10 NOVEMBRE 2011 - La sua colpa? quella di aver denunciato sul web i crimini della malavita. Una “colpa troppo grande” che è costata la vita a un giovane blogger il cui corpo è stato trovato ai piedi della statua di Cristoforo Colombo, a Nuevo Laredo, uno stato del Messico al confine con il Texas, luogo in cui i narcos sono soliti lasciare i cadaveri delle loro vittime. [MORE]

Accanto al corpo, il cui ritrovamento è avvenuto all’alba di ieri, 9 novembre, grazie ad una telefonata di segnalazione alla polizia, un cartello ironico e beffardo “Salve. Io sono Rascatripas (il soprannome della vittima) e questo mi è successo perché non ho capito che non dovevo lasciare messaggi sui social network”.
 

Un omicidio attribuito ai Los Zetas, responsabili di altre tre omicidi, sempre di blogger, dalla metà di settembre ad oggi, una ragazza e un giovane che sono stati appesi ad un ponte, e l’ultima Marisol Macias Castaneda, una donna coraggiosa che moderava un sito insieme a Rascatripas, il cui corpo decapitato è stato fatto trovare sempre sotto la statua di Colombo, la testa è stata invece ritrovata sopra la tastiera di un computer. Chiaro messaggio quest’ultimo del tentativo dei cartelli di intimidire le fonti di informazione e l’attività dei blogger che rendono note a tutti, tramite il web, le soffiate e le segnalazioni dei cittadini sulle attività criminali. Chiunque può postare messaggi con informazioni o consigli su come fronteggiare le attività dei narcotrafficanti, e pare che sempre di più siano coloro che si servono dei vari blog con questo fine; è dunque un fenomeno in continua crescita, che procede in parallelo all’offensiva delle bande criminali e soprattutto in risposta alla mancata azione delle autorità locali, spesso esse stesse colluse con le gang.

Gli esperti di blogger sostengono che siano diventati dei bersagli e che rischino di essere coinvolti sempre più massicciamente nella mai irrisolta guerra tra bande in Messico. Le quattro vittime si sommano al lungo elenco di giornalisti assassinati.
 

Sara Marci