Cronaca
"Se sei innocente peggio per te". Lettera di Carmelo Musumeci
SPOLETO (PG), 04 GENNAIO 2012 - In una lettera dal carcere di Spoleto, nel quale è detenuto, Carmelo Musumeci racconta del suo incontro con Cosimo Spatuzza, uno degli autori della strage di Via d'Amelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borselino. Segue la lettera di Musumeci, accompagnata dagli auguri di buon anno.[MORE]
Il racconto del pentito Spatuzza: ecco come preparammo l'auto con il tritolo (...) Via d'Amelio, così abbiamo ucciso Borsellino. E tornano in libertà gli ergastolani condannati nel vecchio processo. (Fonte: La Repubblica, ottobre 2011).
Uno di questi ergastolani, Cosimo, condannato per quella strage è uscito dal carcere di Spoleto. Prima di uscire è passato a salutarmi. Sedici anni fa eravamo nella stessa stanza del carcere dell'Asinara (l'Isola del Diavolo, come la chiamavamo noi prigionieri) sottoposti al regime di tortura del 41 bis. L'avevo visto entrare che era un ragazzino, con i capelli neri come il carbone e con il sorriso sempre stampato sulle labbra. E l'ho visto uscire l'altro giorno anziano, senza nessun sorriso e con tutti i capelli bianchi.
Cosimo un paio di anni fa, sapendo dei miei studi universitari di giurisprudenza, mi chiese di fargli una richiesta di permesso premio. Dopo un paio di mesi il magistrato di sorveglianza gli rispose in questo modo: -(...). Si dichiara inammissibile la richiesta perché il detenuto è stato condannato per reati esclusi da qualsiasi beneficio penitenziario se non collabora con la giustizia (...).
Cosimo mi venne a trovare nella mia cella e mi chiese cosa volevano dire quelle parole, ed io gli risposi in maniera semplice come ormai faccio da anni con tutti gli ergastolani ostativi: - Vuole dire che sei destinato a morire in carcere se non metti in cella un altro al posto tuo.
Dalla sua espressione del viso notai che forse non aveva capito il concetto e allora glielo spiegai ancora meglio:
- Lo vuoi capire o no? Per uscire devi confessare i reati e fare i nomi di altri e farli condannare, solo facendo arrestare loro potrai uscire tu.
Cosimo per un attimo mi guardò con i suoi occhi da lupo bastonato, poi li abbassò e mi rispose: - Carmelo, io per uscire farei qualsiasi cosa, ma sono innocente e quindi come faccio a confessare un reato che non ho mai commesso?
Incredulo gli replicai: - Abbi pazienza, non è che non ti voglio credere, ma in carcere tutti dicono che sono innocenti.
Cosimo mi guardò per un lungo istante quasi con vergogna, poi sbottò: - Carmelo, ma io sono innocente davvero.
Rassegnato scrollai le spalle e gli risposi: - Mi dispiace Cosimo, ma non posso fare nulla! Purtroppo se sei innocente è peggio per te.
L'altro giorno quando ci siamo salutati e abbracciati, gli ho augurato di rifarsi una vita, quella poca che lo Stato italiano e le sue medievali leggi gli hanno lasciato ancora da vivere.
Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto
Buon Anno da un ergastolano
di Carmelo Musumeci
Buon anno ai prigionieri e a tutti i prigionieri di se stessi;
buon anno agli uomini in nero del ministero d'ingiustizia che gestiscono le persone senza essere persone;
buon anno ai giudici che pretendono di giudicare senza essere giudicati;
buon anno a tutti gli innocenti, pure ai colpevoli e a quei colpevoli di essere innocenti;
buon anno alle guardie carcerarie sperando che si ricordino che per gestire le persone bisogna essere persone;
buon anno ai forcaioli purchè si ricordino che il carcere è come un'autostrada e ci potrebbero passare pure loro;
buon anno a quelli che sono morti per essere vivi ed a quelli che tentano di essere vivi per non morire;
buon anno a quelli che non sono buoni per andare in paradiso e ai cattivi che non hanno paura di andare all'inferno;
buon anno a tutti quelli che soffrono, piangono, ridono e sono felici, ai pazzi ed ai normali che fanno i pazzi per non impazzire;
buon anno a quelli che hanno speranza, a quelli che l'hanno persa e a quelli che si illudono e sognano e a quelli che non reggono il peso della prigione e della sofferenza;
buon anno a tutti i prigionieri del mondo, pure a quelli di Guantanamo;
buon anno a tutti quelli che si sono tolti la vita in carcere;
buon anno a quelli che si sentono piccoli perché solo così si può essere grandi;
buon anno a quelli che credono che la verità non è che un aspetto della verità;
buon anno a quelli che credono che il giudizio per essere giusto dovrebbe tener conto non soltanto del male che uno ha fatto ma anche del bene che farà, non solo della sua capacità di delinquere ma anche della sua capacità di redimersi;
buon anno a quelli che sono solo ciò che sono, che non si piegano alle ingiustizie e non si rassegnano;
buon anno anche ai deboli che sono forti perché non lo nascondono;
buon anno a quelli che fanno il male così pienamente e allegramente come quando devono punire i prigionieri;
buon anno a tutte le vittime dei prigionieri e quindi ai prigionieri vittime di se stessi e della società;
buon anno ai nostri aguzzini che non ci fanno capire dove abbiamo sbagliato ma ci puniscono solo perché abbiamo sbagliato;
buon anno a quelli che capiscano la giustizia vivendo l'ingiustizia fra le mura di un carcere;
buon anno a tutti i prigionieri che pure in catene pensano da uomini liberi;
buon anno anche a dio sperando che la smetta di essere dio;
buon anno ai deboli, ai derelitti, agli ultimi e ai potenti, ai poveri, ai ricchi che sono poveri, a tutti noi che siamo, a quelli che non ci sono più.