Parola e Fede
Se Dio ci vuole liberi, perché ci dà i comandamenti?
A volte la Parola di Dio è vista come un limite all’autonomia dell’uomo. Ma può essere davvero questo il senso dei comandamenti? In realtà Dio desidera innalzare la libertà dell’uomo alle sue potenzialità più alte… E c’è un solo modo: chiamarlo a seguire la verità, che è tutta rivelata nel suo amore.
Don Francesco Brancaccio (Istituto Teologico di Cosenza) risponde a Filomena da Foligno.
D. Dio è libertà, ma nei comandamenti ci sono obblighi o no? mi può spiegare? mi sto perdendo…
R. L’obbligo che viene dai comandamenti non limita la libertà. Tutt’altro: seguire i comandamenti è proprio una condizione per essere liberi! Bene, Filomena, forse a questo punto ti senti ancora più smarrita. Ma ora mi spiego, ti chiedo solo di seguirmi in alcuni semplici passaggi.[MORE]
Innanzitutto dobbiamo distinguere la “libertà” dalla semplice “libertà di scelta” (detta anche “libero arbitrio”).
La libertà di scelta non è altro che la capacità di decidere cosa fare o dove orientare la propria vita. È chiaro che non ogni “libera scelta” è anche buona. “Liberamente”, si può scegliere anche ciò che è la propria rovina. A volte ce ne rendiamo conto, e rimpiangiamo di aver fatto nella vita delle scelte sbagliate che ci hanno portato a conseguenze dannose. E non serve dire: “Ho sbagliato, ma almeno ho scelto io liberamente, non mi sono fatto condizionare da nessuno!”. Perché è chiaro che tutti possiamo sbagliare, però quando la scelta è tra il bene e il male il criterio da seguire non è il puro arbitrio personale, ma la responsabilità.
E la responsabilità consiste nell’obbligo di cercare di scegliere secondo ciò che è vero e giusto, non soltanto secondo autonomia. Alcune “libere scelte” sono strade che portano alla schiavitù del male, tutt’altro che alla libertà. Così si esprime la Sacra Scrittura: “Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Sir 15, 16-17).
La libertà allora non è la capacità di scegliere, ma la capacità di scegliere e realizzare il bene! Di realizzare ciò che ci fa essere veramente noi stessi. Presuppone la conoscenza della verità, la verità su noi stessi, sugli altri, sul mondo, su Dio. È la verità che ci orienta alla libertà e ci dona la forza di viverla. Noi siamo spesso assoggettati a mille forme di schiavitù, che ci condizionano i pensieri e i desideri, e poi pensiamo di essere liberi se riusciamo ad adeguarci a quei modelli. Vivere per il denaro, per esempio, ed essere quindi “liberi” di combattere per ottenerlo, e di competere, e frodare, rinnegare le amicizie, sacrificare la famiglia, condizionare la propria esistenza: potrebbe anche essere una scelta libera, ma non è in realtà una schiavitù prodotta da un modello di vita falso e ingannatore?
Se vogliamo accoglierla, Dio ci dona la sua Parola per farci riconoscere la verità della nostra esistenza, per farci smascherare tutte le falsità che ci siamo create nel mondo, per guidarci alla pienezza dell’amore. Questa è la nostra libertà! Seguire la verità che ci fa liberi.
Essere liberi costa, è vero. Costa sacrificio. Ma è sacrificio che salva.
Ecco i comandamenti, allora: sono per noi degli obblighi, certo. Sono la Verità che ci “obbliga” a seguirla, perché possiamo essere davvero noi stessi. Prendo un esempio dal Vangelo, quello del giovane ricco (Mt 19,16-22). Si avvicinò a Gesù e gli chiese: "Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?". È la domanda sulla pienezza della sua vita, sulla vera libertà. E Gesù gli rispose: "... Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti…: Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso". I comandamenti sono la via che porta la nostra esistenza nella vita vera, nella sua verità più piena. A quel punto il giovane continua: "Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?". E Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!". Gesù stava portando quel giovane ancora più in alto dei comandamenti, che sono la base della giustizia per tutti.
Lo stava conducendo al vero significato della sua esistenza personale, della sua vocazione. Seguendo quella strada, la sua vita sarebbe stata pienamente realizzata. Ecco, sarebbe stata quella la sua libertà: non scegliere qualsiasi strada, ma quella che era la sua, l’unica strada della sua perfezione. Purtroppo, “udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze”. Scelse liberamente un’altra strada. E quella fu strada di tristezza, non di libertà.
I comandamenti – e tutta la Parola del Signore – non ci vengono dati come coercizione, ma sono un obbligo di responsabilità. Sono la strada della verità, che ci viene aperta per condurci alla nostra libertà più piena, quella di vivere l’amore di Dio come essenza della nostra umanità.
Don Francesco Brancaccio
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