Politica

Scuola di magistratura: Wanda Ferro chiede intervento al ministro Severino oggi a Catanzaro

Il presidente della provincia di Catanzaro Wanda ferro nel corso di un incontro con il ministro della giustizia Severino chiede un intervento per la sede della scuola di magistratura sostegno all’iniziativa per l’introduzione della doppia preferenza di genere
CATANZARO – 26 MARZO 2012 - Il presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, chiudendo il suo intervento all’incontro su “Democrazia Paritaria” tenuto questo pomeriggio al Teatro Politeama, cui ha preso parte anche il ministro della Giustizia Paola Severino, si è rivolta al guardasigilli a proposito della destinazione della Scuola di Magistratura, “una questione ormai antica che interessa la nostra comunità e che è stata oggetto di continue contraddizioni da parte dei tre rappresentanti uomini che hanno guidato in precedenza il dicastero della Giustizia”.


“Chiedo al ministro Severino – ha detto Wanda Ferro nel suo intervento - che si faccia luce al più presto sulla destinazione della Scuola di Magistratura che la nostra regione, la nostra provincia e la nostra città sono pronte ad accogliere quale volano dello sviluppo di una terra sfortunata ed afflitta da problemi atavici ai quali troppe volte lo Stato non riesce a porre rimedio e piuttosto aggiunge torti evidenti che aumentano il clima di sfiducia nelle istituzioni. E’ la richiesta di una comunità fiera, forte di una grande tradizione forense, è la speranza rivolta alla prima donna Ministro della Giustizia nella storia di un’Italia alla quale sentiamo di appartenere con tutte le nostre migliori energie”. [MORE]


Nel suo intervento il presidente Ferro ha anche affrontato il tema della “democrazia paritaria”, “con l’intento di sostenere nella nostra regione un’iniziativa popolare per introdurre la cosiddetta “doppia preferenza di genere” nella legge elettorale calabrese. La strada – ha detto Wanda Ferro - è ancora una volta in salita e dopo il febbraio del 2010, quando la proposta fu bocciata in Consiglio regionale con soltanto nove voti favorevoli, assise che oggi non registra presenze femminile, mentre una donna fa parte dell’esecutivo per volere del presidente Scopelliti, facendo segnare alla nostra regione un record di arretratezza e, se vogliamo, una certa carenza di partecipazione democratica.


Per quanto mi riguarda ho sempre espresso una certa contrarietà alle cosiddetta quote rosa, riferendomi comunque a quelle proposte che rendono obbligatoria la presenza femminile all’interno delle istituzioni, ritenendo queste situazioni penalizzanti e inadeguate perché in direzione contraria ad una rivoluzione culturale che deve partire dalle donne al di fuori delle riserve e da un tentativo di riequilibrio istituzionale imposto da una legge. Al contrario sono decisamente favorevole all’introduzione di una facoltà offerta agli elettori di indicare una doppia preferenza di genere, perché in questo modo si creano maggiori opportunità alle donne per confrontarsi in un ambito decisamente più meritocratico.


E’ vero, come ho letto in diversi interventi sulla stampa, che per portare a termine questo percorso sarà importante, a livello popolare come a livello politico, il contributo degli uomini, ma è anche vero che il peso maggiore di questa innovazione ricade sulle nostre spalle: la politica al femminile, in Calabria come in ogni altra regione, può affermarsi soltanto a patto che siano le donne a diventare più intraprendenti, che non si combattano più battaglie in riserva, con poche energie e nel disinteresse, che l’universo femminile prenda coscienza dei valori della politica e dell’importanza di una scelta di campo. Tanto ritardo dipende anche dal fatto, come hanno rilevato numerose inchieste, che l’elettorato femminile è poco informato o interessato alla politica.


Per costruire un modello di riequilibrio delle forze, in direzione di questa importante iniziativa popolare, non dobbiamo abbattere soltanto gli ostacoli di natura giuridica, ma anche quelli di natura sociale. Oltre a modificare i criteri di selezione delle liste elettorali, il nostro obiettivo sarà quello di una maggiore aggregazione per costruire una base composta anche dalle donne e avvicinarle alla politica ancor prima delle sfide elettorali. A questo obiettivo dovremo destinare le nostre migliori energie per una classe dirigente al femminile pronta ad assumere responsabilità istituzionali in un futuro il più vicino possibile. Una democrazia paritaria è anche democrazia di qualità, e le donne non dovranno riassumere il problema delle pari opportunità in una contrapposizione tra la cultura maschile e quella femminile, ma in un’ottica che ricomprenda tutta la società ed i problemi reali.


L’impegno delle donne dovrà essere diretto ad incidere mettendo a disposizione di tutti quella particolare visione del sociale che deriva dalla quotidianità della famiglia, da una maggiore conoscenza dei problemi dei figli, da quella capacità di parlare un linguaggio chiaro ed al tempo stesso forte. Il ministro Severino è il più alto esempio dei traguardi che le donne possono raggiungere”. Il presidente Ferro ha quindi chiuso il suo intervento citando Oriana Fallaci: “Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.