Cronaca
Sconfiggere la mafia non è utopia. Incontro con Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia
FORLÌ, 26 GIUGNO 2012 - Sabato 16 giugno presso il Palazzo Re Enzo in Piazza Nettuno di Bologna si è tenuta la conferenza presieduta dal Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, intervistato dal giornalista Attilio Bolzoni, in occasione dell’iniziativa “Repubblica delle idee”, organizzata dal quotidiano Repubblica. Questa conferenza ha avuto un forte impatto emotivo, sia per il tema di grande attualità trattato sia per il rigore e la grande sensibilità dimostrata da Grasso nei confronti di giovani sempre più interessati al tema mafioso.
Molto spesso si fa confusione tra criminalità comune e criminalità mafiosa: la prima è sopravvissuta ai margini della società ed è sempre stata combattuta dal potere, da gli introiti alla mafia; la seconda cerca di catturare il consenso in territori sottosviluppati, controllando le azioni della criminalità comune, ma cerca zone ricche per far fruttare il denaro, fa parte della società ed è protetta dal potere. La mafia è un fenomeno molto complesso che oggigiorno è insito nell’ambito economico, finanziario, sociale, politico e anche lavorativo. Ha regole che entrano in contrasto con quelle statali, ma intreccia rapporti con rappresentanti dello Stato, viene definita l’Antistato per eccellenza. È protetta e protegge. È un club i cui membri distribuiscono favori e protezione a chi ne fa parte. Non ha un’ideologia precisa, segue quello che può essere il suo cavallo vincente, lo crea e lo sponsorizza.[MORE]
Oggi c’è un’area grigia della società costituita da commercianti e professionisti che fanno da intermediari con la mafia. Quest’ultima è molto più è pericolosa quando non commette omicidi, poiché significa che ha raggiunto i suoi obiettivi senza spargimento di sangue, ha ottenuto il suo profitto. «A volte ho la sensazione di sapere meno informazioni sulle stragi di vent’anni fa, perché allora sapevo che era stata la mafia a ordinarle, adesso non so più», così Bolzoni si pone. Grasso risponde affermando di avere la certezza che sia stata la mafia a compiere le stragi con una causale vendicativa e preventiva, ma emerge il sospetto che ci possa essere una causale terroristica, una convergenza politica di interessi. La mafia, infatti, è un sistema trasversale in cui chiunque può avere interesse a fare affari.
Il 23 maggio scorso è stato il ventennale della strage di Capaci in cui persero la vita Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Falcone era scomodo alla mafia e a tutti coloro che volevano continuare a interagire con il sistema mafioso; guardava al futuro con idee progressiste. «Chi ha vissuto le stragi non può fermarsi oggi perché tutti abbiamo il diritto alla verità», così il Procuratore si rivolge al pubblico. Dopo le stragi, si ha più consapevolezza. Oggi la mafia non è presente solo nelle terre del sud, ma anche al nord. La capitale è Milano, seguita da Roma, mentre Bologna è al terzo posto con Firenze, Genova e Torino. Al nord c’è un’attenzione maggiore, ci sono gli anticorpi giusti per combattere la mafia. Falcone affermava: «La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e, come tutti i fatti umani, ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni».
Anche Grasso concorda. La lotta alla mafia non è utopia, con tenacia e determinazione si può sconfiggere. «Nel corso di un incontro in un’università romana, una laureanda calabrese mi chiese di fare qualcosa per poter tornare a lavorare nella sua terra. Io non sapevo cosa rispondere, facevo il magistrato, cosa potevo fare? Dopo un anno, a Lamezia Terme, la ragazza mi corse incontro e mi abbracciò dicendomi grazie. Era riuscita a trovare un posto da ricercatrice presso l’università di Catanzaro. Io non avevo fatto nulla; in realtà, la ragazza mi disse che le avevo dato la speranza e la forza di continuare», i giovani non devono mai perdere la speranza.
Giulia Farneti