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BARI, 21 APRILE- Non è la prima volta che dal dipartimento di Diritto privato emergano contestazioni alla cattiva gestione dell’Università di Bari. Nel maggio del 2009 infatti, il prof. Antonio Iannarelli diede le sue dimissioni anticipate dalla carica di presidente dell’autorità garante dei comportamenti, organo con lo scopo di vigilare sul rispetto del codice etico dell’Università. [MORE]
Questa volta, a sbattere la porta, è stato Nicola Scannicchio, direttore del dipartimento di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza. La causa che ha scatenato l’iniziativa del docente, come spiega in una missiva indirizzata in primis al direttore amministrativo dell’Ateneo, Giorgio De Santis, è stata l’applicazione infondata di alcune disposizioni legge: l’Università dovrebbe infatti restituire allo Stato i risparmi conseguiti su alcuni capitoli di bilancio dedicati alle consulenze esterne, convegni, conferenze, missioni e formazione del personale. Cioè, in poche parole, viene imposto all’Ateneo di utilizzare ancora meno risorse pubbliche per questo tipo di spese. Ma negli ultimi tre anni i dipartimenti di ricerca hanno già subito tagli enormi, e un’ulteriore perdita di fondi sarebbe un colpo troppo grosso. Si tratta di un vero e proprio “furto con destrezza” da parte dello Stato nei confronti dell’Università e della ricerca. “L’Ateneo ha già risparmiato le somme richieste dallo Stato e non ha alcun diritto di sottoporre i dipartimenti ad una seconda cura dimagrante” ha ribadito Sannicchio sottolineando che la sua scelta di dimissioni è irrevocabile.