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MILANO, 13 APRILE 2013 - Uno dei primi dettami, se non il fulcro della religione islamica è il rispetto delle norme, quindi per un musulmano professante che si rispetti non mangiare carne di maiale è fondamentale.
Ed è proprio qui che si svela un arcano poco a dir poco scandaloso nei confronti di tutti i praticanti che recandosi nelle macellerie islamiche milanesi di fiducia, hanno creduto di comperare carne consentita e invece purtroppo, si sono ritrovati una realtà ben diversa.[MORE]
Precisamente nel capoluogo meneghino, trecento gli esercizi in cui sono state analizzate le varie carni, e duecentoventi ora sotto accusa, poiché quelle halal ( che dall’arabo significa “lecito” e quindi consentite ai devoti di fede maomettana), non sono altro che un mix di scarti di animali “impuri” con un nessuno tipo di controllo effettuato a riguardo.
Infatti le macellerie che vendono tal tipo di carne, s’impegnato a farle macellare secondo le regole base dell’islam, senza sofferenza per l’animale stesso, né tantomeno inquinarla con avanzi di bestiame considerati per la loro religione “impuri”. E cosi circa il 73% dei negozi controllati proprio perché non conforme alle regole igieniche utilizzate è stato chiuso.
Questo è quanto diffuso in un comunicato dall’Halal International Authority (Hia), organismo italiano, membro del World Halal Food Council, che ha l’onore di certificare a livello mondiale la genuinità dei prodotti agroalimentari secondo i principi musulmani.
Ed è proprio Sharif Lorenzini, presidente di Hia che spiega: «Diciamo che tale irregolarità possono essere motivate con la crisi perché la carne halal è più costosa. E se anche fosse lecita magari è prossima alla scadenza e dunque per noi ugualmente proibita sotto il profilo religioso prima che sanitario. Una scelta assurda, come se un buon musulmano dovesse far caso ai cinquanta centesimi in più o in meno. Per questo chiediamo alle autorità sanitarie maggiore collaborazione per aumentare i controlli. Da parte nostra continueremo a vigilare sui commercianti stilando una lista di quelli sicuri. E infine lanciamo una proposta: i praticanti in Italia sono ormai un paio di milioni. Credo che la grande distribuzione potrebbe aprirsi a questo settore: sarebbe un affare anche per loro, poter offrire ai loro clienti un settore halal».
Conclude affermando: «Un risultato che permetterebbe di garantire ai musulmani residenti in Italia tracciabilità e trasparenza, al fine di rispettare i loro stili di vita. Non è più tollerabile accettare questo genere di limitazioni per una comunità che sogna un'integrazione sociale davvero a tutto campo»
(fonte: benessere.guidone.it)
Rosalba Capasso