Sblocca-cantieri: Senato approva modifiche al codice degli appalti
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ROMA, 5 GIUGNO – L’asse giallo-verde tra Lega e Movimento 5 Stelle regge ancora: con 175 sì, 55 no e 40 astenuti, il Senato ha approvato un superemendamento che modifica vari punti del codice degli appalti, nell’obiettivo generale di accelerare la realizzazione delle opere infrastrutturali.
Il provvedimento – che deve ancora essere tradotto in legge – è rilevante non soltanto per i contenuti ma anche perché la sua approvazione allontana la paventata crisi di governo, rinnovando anzi il clima di collaborazione tra i due partiti che compongono l’attuale maggioranza parlamentare. Proprio la conversione in legge del dl sblocca cantieri, infatti, aveva costituito l’ennesimo terreno di scontro e creato una spaccatura che stava mettendo definitivamente in discussione la sopravvivenza dell’esecutivo, costringendo il premier Conte a lanciare un ultimatum ai due alleati politici. A creare i principali attriti, in particolare, era un particolare emendamento proposto dal Carroccio, intenzionato a sospendere del tutto l’applicazione dell’intero codice degli appalti per i prossimi due anni; il che, secondo la posizione dei Pentastellati, avrebbe rischiato di generare il caos totale nella realizzazione delle opere infrastrutturali, ma avrebbe creato problemi anche nella fruizione degli aiuti ai terremotati, previsti proprio nello sblocca-cantieri.
A gettare le basi della tregua fra Lega e 5 Stelle, utile ad assicurare la conversione anche del dl crescita – a sua volta in scadenza – è stata una telefonata tra i due leader politici, chiesta fortemente dal premier per evitare la crisi. La chiacchierata è stata definita da entrambi “lunga e costruttiva” ed ha segnato un passo importante verso un nuovo accordo complessivo di governo. Il confronto è stato evidentemente utile, giacché dopo sole 5 ore i senatori dei due schieramenti hanno trovato la quadratura sul maxiemendamento allo sblocca cantieri, testimoniata da una nota congiunta firmata da i due capigruppo a Palazzo Madama, Stefano Patuanelli e Massimiliano Romeo.
L’accordo raggiunto prevede essenzialmente una conferma per tutte le disposizioni più importanti presenti nelle precedenti bozze e versioni del ddl: innanzitutto, un innalzamento dal 30 al 50% della soglia massima di ricorso al subappalto di un’opera, nonché la reintroduzione dell’appalto integrato, che darebbe la possibilità di affidare direttamente progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori alla stessa impresa. Verrebbero, inoltre, rimesse in discussione le concessioni autostradali in scadenza anche laddove vi siano stati investimenti del concessionario per la realizzazione di opere, il cui progetto esistente verrebbe semplicemente rimesso a gara. La riforma, poi, concederebbe alle stazioni appaltanti obbligate a nominare commissari legali di attingere a professionalità esterne all’albo apposito; un commissario ad hoc sarebbe invece previsto per gestire la viabilità siciliana, investendo circa un centinaio di milioni del fondo di sviluppo e coesione territoriale per migliorare le condizioni di una rete viaria che, secondo il ministro Toninelli, “versa oggi in uno stato di spaventoso degrado”. La sospensiva biennale richiesta dalla Lega, invece, coinvolgerebbe esclusivamente alcuni obblighi di sicurezza, in particolare riguardanti i subappalti, senza investire l’impianto complessivo del codice.
Il MEF, però, non ha ritenuto economicamente sostenibile il comma del maxiemendamento riguardante la struttura di gestione del Mose di Venezia: l’asse giallo-verde, infatti, avrebbe tentato di ricalibrare l’investimento sulla struttura, prevedendo la nomina di un commissario straordinario che potesse accelerare il completamento delle dighe in Laguna. La bocciatura, però, è arrivata – per motivi economici – nonostante la spinta del MIT di Toninelli e l’interessamento del viceministro leghista all’economia, Massimo Garavaglia.
La crisi di governo, tuttavia, non è ancora del tutto sventata: i due vicepremier non si sono ancora visti di persona, lo faranno probabilmente nelle prossime 48 ore, mentre venerdì dovrebbe esserci un vertice col premier – di ritorno dalla visita in Vietnam – a margine del prossimo CdM. Nonostante le dichiarazioni positive dei protagonisti, come ha sottolineato Salvini fra le righe, resta la deadline di 15 giorni, nel corso dei quali si capirà se ci sono ancora i margini per proseguire con questa maggioranza.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: ilsussidiario.net