Cronaca

Saviano: "Oggi divento milanese"

MILANO, 19 GENNAIO 2012- "Oggi alle 18:00 a Palazzo Marino divento milanese", così, ieri mattina, Saviano aveva postato su Twitter. Lo scrittore-giornalista campano è stato accolto nella blindatissima Sala Alessi di Palazzo Marino, dove si è svolta la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria, con un caloroso applauso. "Milano, oggi, ha un nuovo cittadino", ha affermato il sindaco Giuliano Pisapia, prima di consegnare a Saviano l'attestato e una medaglia. [MORE]

Saviano, ringraziando Pisapia, ha commentato, "Di tutte le cose che mi potevano capitare nella vita, non immaginavo un giorno di diventare milanese. Sono emozionato e ringrazio chi è qui a questo mio battesimo. La cittadinanza non è solo un gesto simbolico, ma un modo concreto di ribadire la volontà di opporsi sempre e comunque alla criminalità organizzata".

Presenti alla cerimonia, tra gli altri, gli attori Neri Marcorè, Franca Rame e Dario Fo, il quale ha omaggiato lo scrittore con un bozzetto di un quadro più grande dedicato a lui, che sarà esposto a Palazzo Reale in una prossima mostra accanto ad un'altra opera ispirata dallo scrittore. Assenti, come era prevedibile gli esponenti di Lega e Pdl in Consiglio comunale, "Non parteciperò. Lo rispetto, ma una cittadinanza onoraria è il riconoscimento di un contributo onorario alla città. Qual è questo contributo lasciato a Milano per cui Saviano è premiato?", così il capogruppo Pdl, Carlo Masseroli, ha motivato la sua assenza.

Il capogruppo leghista Matteo Salvini, per giustificare il forfait, ha fatto appello ad impegni da europarlamentare a Strasburgo. Salvini ha precisato, "Chiunque combatta contro la mafia è benvenuto a Milano. Saviano lo fa parlando e scrivendo, Maroni lo ha fatto arrestando e confiscando miliardi di euro". Invece, in merito all'ex ministro degli Interni, il suo coinvolgimento a Varese nel «Maroni day», ha fornito, su un piatto d'argento, la scusa al consigliere Alessandro Morelli, che ha dichiarato, "Tra Saviano e Maroni, preferisco Bobo, anche sulla lotta alla mafia. Andrò lì».

Naturalmente, Saviano, non ha risparmiato un piccolo affondo in punta di fioretto alla Lega, che ha disertato la cerimonia, "Non è che tutti hanno condiviso la scelta di farmi diventare milanese. Quando ho letto il comunicato di un dirigente della Lega che diceva che non avrebbe partecipato alla cerimonia non mi sono stupito, mi è parso un gesto coerente. Lo ringrazio, perché quando si difende Cosentino è molto difficile stare qui", riferendosi al presidente del consiglio regionale della Lombardia, il leghista Davide Boni.

Prosegue il giornalista, "O forse la motivazione è un'altra: tempo fa la Lega propose vagoni della metropolitana solo per milanesi. Oggi io potrei entrare, e forse è il fastidio più grande: questo napoletano adesso ufficialmente milanese". Saviano, poi, ha fatto riferimento alle critiche che gli furono rivolte dall'ex ministro Roberto Castelli che, quando gli aveva fatto presente che "Milano è la più grande città del Meridione", Castelli gli aveva replicato "va a ciapà i ratt" (vai a prendere i ratti). Invito che Saviano ha percepito come un invito a scavare a fondo nelle cose, "Credo che Milano possa essere fiera di essere una città di meridionali", ha sottolineato il giornalista campano.

Inevitabile, per lo scrittore di "Gomorra", toccare l'argomento, "E' da qui, da Milano, che la resistenza alle organizzazioni criminali può partire, ancor più che dal Sud. Qui la battaglia contro le mafie non ha un sapore solo morale o civile. Qui questa battaglia ha un significato centrale, perché è proprio nel capoluogo lombardo che sento la possibilità di sottrarre alle mafie le ricchezze saccheggiate a questo Paese. Perciò se un vento nuovo, se una primavera parte da qui, arriverà anche in altre città".

Saviano, prosegue, riprendendo quanto da lui affermato nel corso della trasmissione televisiva, «Vieni via con me», nel novembre 2010, "Raccontare di mafia al Nord non vuol dire diffamarlo. Mi è successo di scontrarmi contro una opinione che non credevo così forte: che raccontare di mafia al nord potesse offenderlo, come se di trattasse di dare del mafioso al nord. Raccontare della mafia non vuol dire diffamare ma dare strumenti per capire e difendersi. Tanti scriveranno sulla mafia al nord, ma non si è riusciti a superare quella linea ombra davanti alle mie affermazioni".

Infine, c'è stato spazio anche per una riflessione sulla situazione politica, "Gli elettori stanno capendo che non è possibile che una forza politica del Nord aspetti la magistratura per accorgersi cosa stia succedendo. Proprio l'attività degli inquirenti racconta da tempo che gran parte degli affari della mafia al Nord risiedono e che, come emerso dall'inchiesta «Infinito» anti-'ndrangheta ad esempio, Milano ha una struttura mafiosa così forte che questa ha cercato di staccarsi dagli ordini provenienti dalla Calabria".

"Credo dia fastidio raccontare di mafia al Nord perché chi lo racconta non è un concittadino. Ora, da milanese, posso farlo", ha concluso Saviano.

(Fonti, Corriere della Sera, La Repubblica)

Rosy Merola

(Video Youtube della Cerimonia, ad opera de "Il Fatto Quotidiano")