Saviano al talent show "Amici" si rivolge alle ragazze: "Il Paese è affidato a voi"
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ROMA, 06 GIUGNO 2015 - Ieri, quando la lunga serata della finale di “Amici” stava per giungere al termine con la vittoria di The Kolors sul rapper Briga, all’incirca verso mezzanotte e mezza lo studio ha accolto con un applauso fortissimo Roberto Saviano.[MORE]
Lo scrittore saluta il pubblico dedicando un omaggio alle donne, nel giorno in cui il nuovo rapporto Istat denuncia che oltre 6 milioni di esse hanno subito violenza. "Parlo alle ragazze: a voi è affidato il destino del Paese". Saviano vuole portare all’attenzione degli spettatori la realtà dura, inaccettabile, del femminicidio - anche due coreografie interpretate da Virginia, la vincitrice della categoria danza, sono dedicate alla violenza sulle donne -. Per farlo lo scrittore rammenta il destino di tre ragazze che hanno pagato per essere libere di amare e vivere come volevano. Il pubblico non smette di applaudire, lui ringrazia: "Molti erano scettici sul fatto che si potessero raccontare storie complesse o parlare di libri in un talent ma la vostra partecipazione ha dimostrato che si trattava solo di inutili pregiudizi. Lasciarsi travolgere dal pregiudizio ti costringe a una vita mediocre, ti blocca, avvelena la realtà".
Prosegue spiegando come talvolta i pregiudizi possano far arrestare le speranze che spingono chi come lui si batte per la risoluzione di questioni sociali odierne della portata del femminicidio. A riprova del suo engagement sociale, Saviano racconta tre storie di ignoranza e violenza al fine di sensibilizzare l’audience e, soprattutto, le stesse donne chiamate a reagire: quella della giovane Mutlu Kaya, che ha 19 anni, vive in Turchia e sogna di fare la cantante. "Vuole partecipare a un talent show" spiega lo scrittore " ma il suo ragazzo non è d'accordo e allora Mutlu per non litigare con lui decide di lasciar perdere. La sua voce però è così bella che una cantante turca molto famosa sente i suoi provini e la vuole assolutamente nel suo programma. Prende un aereo e va a casa sua per convincere i suoi genitori a farla partecipare, e ci riesce". Realizza il suo sogno, ma qualcuno s'introduce nella sua casa e le sparano.
Poi sullo schermo appare la foto di Malala Yousafzai, una ragazza pakistana che è ancora una bambina quando la sua città viene occupata dagli estremisti talebani. "A 11 anni in un blog racconta le atrocità commesse dai talebani, parla di diritti delle donne e diritto all'istruzione. I talebani avevano emanato un editto contro l'istruzione femminile che impediva alle ragazze di andare a scuola. Per evitare di essere riconosciute come studentesse", racconta Saviano "molte non indossano l'uniforme, vanno a scuola con abiti normali e nascondono i libri sotto i veli. Molte compagne di Malala smettono di andare a scuola per paura. Lei continua ad andarci, non vuole rinunciare ai suoi diritti. Un giorno alcuni uomini armati le sparano sulla scuolabus che deve riportarla a casa. Si salva. Porta sul suo viso i segni di quell'aggressione. I talebani rivendicano l'agguato: dicono di averle sparato perché è il "simbolo degli infedeli e dell'oscenità" e minacciano di colpirla ancora".
Il pubblico segue il racconto in silenzio. "Quando è stata colpita Malala aveva 15 anni. Sembra strano che una ragazzina possa essere considerata come un pericolo dai terroristi, eppure è proprio la sua età e il fatto che sia una donna a renderla così pericolosa per loro. È lei a spiegarlo quando viene invitata all'Onu, a New York: "I saggi dicevano la penna è più forte della spada, ed è vero. Gli estremisti hanno paura dei libri, delle penne. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa, hanno paura del cambiamento, dell'uguaglianza che vogliamo portare nella nostra società". Lo scorso anno Malala ha vinto il Nobel per la pace, e nonostante quello che le è successo continua la sua battaglia per i 66 milioni di ragazze a cui viene negato il diritto all'istruzione".
Ciò che accomuna le vicende delle due ragazze è notevole anche in Italia: Hina Saleem è originaria del Pakistan, ha 14 anni quando si trasferisce vicino a Brescia. Non sogna di cantare, s'innamora di un ragazzo che fa il carpentiere. Ma la famiglia non approva: a Hina tocca un matrimonio combinato, con un marito pachistano a cui è stata promessa in sposa. "Ma Hina" spiega Saviano " non accetta che siano altri a scegliere chi deve sposare. Un giorno di agosto del 2006, mentre la mamma e i suoi fratelli sono in vacanza in Pakistan il padre le dice di passare a casa con una scusa. Viene uccisa con 28 coltellate, sgozzata e sepolta nel giardino di casa da suo padre e dai parenti che non accettano che voglia vivere la sua vita".
Le foto delle tre ragazze sono sullo schermo, e rivivono nelle parole di Saviano: "Tutto quello che volevano”, dice lo scrittore, “per quanto possa sembrare semplice, normale, trasforma la società per questo hanno provato a fermarle. Hanno spaventato i poteri. Facevano paura". Il pubblico lo ascolta, molte ragazze hanno le lacrime agli occhi: "Non fatevi ingannare dal pregiudizio che questo accada solo nella religione islamica e che la cultura araba sia una cultura nemica: il fondamentalismo, l'estremismo, in ogni cultura che sia politica o religiosa, è disumano. Lo scopo dei fondamentalisti è quello di portarci a credere che gli arabi, gli islamici ci sono nemici, vogliono questo così da apparire loro come i difensori della religione islamica. Falso. Apritevi al mondo", è l'invito di Saviano "cercate di capire, non abboccate, ogni generalizzazione è una bugia. Parlo soprattutto alle ragazze.
Qui è pieno di ragazze: a voi è affidato il destino del vostro Paese. Perché in un momento in cui non esistono più garanzie e sicurezze, gli uomini sono smarriti, ma le donne, che queste garanzie non sono state abituate ad averle, sanno affrontare la crisi e possono mutare il corso delle cose. Sapete cosa fa paura nelle donne? L'empatia, ovvero la capacità di sentire l'altro, identificarsi, sentire fin nella propria carne il dolore o la felicità dell'altro. "Ascolta come mi batte forte il tuo cuore" è un verso di una poetessa polacca che amo molto, Wislawa Szymborska", premio Nobel della letteratura nel 1996. Lo scrittore lo reputa “il più bel verso della poesia novecentesca”, che racchiude in sé tutta la potenza del sentire e definisce nel modo più carnale possibile l'amore che solo le donne riescono a provare.
Luna Isabella
(foto da ondagraphica.com)