Cronaca

Save the Children e i posti peggiori dove essere madri

 ROMA, 8 MAGGIO 2012 - In occasione della festa della mamma Save the Children ha pubblicato il “Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo”.

Il paese peggiore dove crescere un figlio sarebbe il Niger, il migliore la Norvegia. La claffisica comprende 165 Paesi e tiene conto di fattori come la salute, l’istruzione e lo stato economico e sociale delle madri, insieme ad indicatori della condizione infantile quali salute e alimentazione.

Questo rapporto mette in evidenza enormi disparità esistenti tra i paesi più sviluppati del pianeta e quelli più poveri. In Norvegia una donna riceve in media ben 18 anni di istruzione scolastica contro i 4 del Niger, dove a livello politico solo il 14% dei seggi in parlamento sono occupati da donne contro il 40% dell’assemblea norvegese. Solo il 5% delle donne nigerine utilizza i moderni metodi contraccettivi mentre sono ben 4 su 5 quelle che li utilizzano in Norvegia.[MORE]

In questo quadro l’Italia si colloca al 21° posto della classifica – a metà dei 43 paesi più sviluppati - ma alle spalle di Portogallo (15°), Spagna (16°) e Grecia (20°). Colpiscono in particolare in negativo i dati relativi alla condizione della donna e al suo ruolo o riconoscimento sociale nel nostro Paese. La percentuale delle donne sedute in parlamento per esempio è pari al 21%, e, benché aumentata di un punto percentuale rispetto allo scorso anno, risulta inferiore rispetto a quella di paesi come l’Afganistan (28%), l’Angola (38%) o il Mozambico (39%). Inoltre, risulta che nel nostro paese lo stipendio medio delle donne non va oltre al 49% di quello degli uomini a parità di mansioni.

«C’è una stretta correlazione tra le condizioni in cui versa una madre, sia fisiche che di lavoro o istruzione, e le condizioni di salute del suo bambino. Il rapporto di Save the Children segnala come nell’Africa Sub-sahariana fino al 20% delle donne è ritenuto in condizioni di sottopeso eccessivo, e la percentuale sale fino al 35%, più di 1 donna su 3, nell’Asia meridionale. È chiaro che queste donne hanno un’elevata probabilità di mettere al mondo un figlio con un quadro di salute precario», ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

“Il Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo” dedica una particolare attenzione ai primi 1000 giorni di vita del bambino, che vanno dal concepimento al completamento del secondo anno. È infatti in questo periodo che si concentrano le principali minacce derivanti dalla malnutrizione, la sopravvivenza al parto pur in condizioni estreme non è infatti purtroppo sufficiente in molti paesi del mondo a garantire il futuro dei neonati.

Quali le soluzioni possibili? «Le soluzioni semplici e a basso costo ci sono. Basti pensare, come dimostra in dettaglio il rapporto, che con una maggiore diffusione della pratica di allattamento al seno, che è parte integrante dei nostri interventi, si potrebbero salvare un milione di bambini in più all’anno, lo testimoniano i successi raggiunti da un paese pur a basso reddito come il Madagascar. Ancora oggi invece, meno del 40% di tutti i neonati nei paesi in via di sviluppo riceve i pieni benefici di questa pratica e in Niger, ultimo paese nella nostra classifica, solo il 27% riceve un allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi», conclude Neri.

Marika Di Cristina