Cronaca
Sardegna tra rabbia e disperazione, ma con la speranza che il cielo sia clemente
CAGLIARI, 22 NOVEMBRE 2013 – Nel giorno del lutto nazionale, proclamato in memoria delle sedici vittime dell’alluvione Cleopatra, in Sardegna si combatte su tre fronti. Prima di tutto bisogna fare i conti con la morte e lo sconforto, ma anche trovare la forza per ricominciare. In secondo luogo occorre chiarire se tutto questo si sarebbe potuto evitare; non solo con delle allerte più tempestive, ma anche con politiche urbanistiche capaci di garantire la sicurezza del cittadino. Infine il meteo; la pioggia è tornata e nell’Isola tutti guardano al cielo chiedendo pietà; la ferita è ancora aperta e l’unica speranza è quella di non vivere più momenti drammatici come quelli di lunedì scorso. [MORE]
Da una parte ci sono il dolore per le persone che hanno perso la vita e la disperazione dei superstiti, ormai consapevoli di aver perso la casa e tutti i propri averi. I residenti, insieme ai volontari giunti da ogni angolo della regione, sono impegnati nella pulizia delle strade, delle abitazioni private e delle attività commerciali che, in quel maledetto lunedì 18 novembre, sono state letteralmente sommerse da un mare di acqua e fango. Si lavora per salvare il salvabile e, anche se la disperazione può far vacillare persino gli animi più forti, le dimostrazioni di affetto e la grande solidarietà, giunta sotto forma di donazioni economiche, generi alimentari e vestiario, scaldano il cuore e incoraggiano coloro che stanno vivendo in prima persona questo dramma. Oggi a Olbia si lavora per sgombrare le strade dai detriti: la gente cerca di selezionare ciò che è rimasto mentre i camion della nettezza urbana, colmi di mobili e suppellettili ormai inutilizzabili, partono alla volta della discarica comunale con il loro carico di ricordi spezzati.
Allo stesso tempo si convive con la rabbia; l’avviso dell’allerta meteo è arrivato nei vari municipi troppo tardi; la Protezione Civile lo ha lanciato domenica alle 14:12 e la Regione lo ha girato ai comuni alle 16:20, ma gli uffici erano chiusi e nessuno poteva leggere quei messaggi salvavita spediti via fax. Non è chiaro come mai non sia stata rispettata una convenzione siglata nel 2004 da Bertolaso, ex capo della Protezione Civile nazionale, e dalla REA, Radiotelevisioni Europee Associate. L’intesa prevede il ricorso ai media televisivi per divulgare messaggi di emergenza inviati dalla Protezione Civile. Sarebbe bastato poco per inviare i comunicati alle televisioni locali e nazionali, che non si sarebbero certo tirate indietro di fronte a un simile incarico. Ma non solo. Il dolore e lo sconcerto sono alimentati dalla coscienza che se il territorio fosse stato maggiormente tutelato e se si fossero creati dei piani ad hoc per fronteggiare simili eventi, una catastrofe di tali proporzioni non avrebbe avuto luogo. Non per niente la magistratura ha aperto due inchieste a riguardo. Per il momento si indaga contro ignoti, ma si cercherà di far luce sulle dinamiche che non solo hanno permesso di costruire nelle aree adiacenti agli argini dei fiumi e dei torrenti, un abusivismo edilizio che solo a Olbia ha portato alla nascita di ben diciassette quartieri, ma anche di rinviare la manutenzione di strade e ponti. Il ponte che crollando ha causato la morte di tre persone, per esempio, era già collassato anni fa e i lavori di ripristino erano terminati solo qualche mese or sono. La costruzione selvaggia e il mancato rispetto della natura, insieme a un evento climatico fuori dal comune, hanno causato una sciagura che, per citare le parole del Vescovo di Tempio, non lascia l’uomo esente da colpe.
Infine bisogna sottolineare che una nuova perturbazione si sta abbattendo sulla Sardegna. Pioggia, raffiche di vento e neve a bassa quota sono attese in tutta l’Isola; l’allerta meteo prevede uno stato di moderata criticità in Gallura, Logudoro, Campidano, Iglesiente e nei bacini di Montevecchio Pischilappiu, Flumendosa Flumineddu e Tirso. Il pensiero di vivere dopo pochi giorni una riproposizione del tifone Cleopatra, che ha causato sedici morti, un disperso e quasi cinquecento sfollati, fa tremare tutti i sardi. Nelle zone maggiormente colpite si vivono momenti di panico e preoccupazione fuori dal normale. La gente, che negli occhi porta ancora l’ombra del terrore, teme esondazioni, frane e crolli. La situazione delle strade è drammatica, serviranno tre o quattro mesi per ristabilire la normale viabilità nella rete sarda e ulteriori precipitazioni potrebbero peggiorare ulteriormente le cose. Anche i trasporti su rotaie sono stati condizionati dal ciclone, ma le Ferrovie dello Stato, in attesa di realizzare i lavori di ripristino, si sono impegnate fin da subito per garantire dei mezzi sostituivi nei tratti interessati da frane e smottamenti.
(Foto da: realityshow.blogosfere.it)
Vanna Chessa