Cronaca
Sarah Scazzi. Il mostro a due teste: l'egocentrica Sabrina e l'orco Michele
Un mostro a due teste potrebbe essere il titolo del film girato sul set di Avetrana il pomeriggio del 26 agosto, quando Sabrina e Michele Misseri avrebbero giustiziato con un rito ancora misterioso la 15enne Sarah Scazzi. Nella cittadina ionica, e non solo, si domandano chi sia realmente il mostro? L’egocentrica Sabrina o lo schivo Michele? E chi, tra i due, è più mostro dell'altro? Ad Avetrana, in tv e sui giornali il dibattito è ancora aperto. [MORE]
Tra le strade del paese il desiderio di tutti è quello di dimenticare in fretta l’efferato omicidio, perché sconvolti dal dramma e esausti dalla spettacolarizzazione televisiva, come rimarcato oggi dallo stesso governatore della Regione Puglia Nicky Vendola.
Scrive un inviato dell’Ansa sulla prima pagina dell’agenzia di stampa “basta entrare in un bar, varcare la soglia di un ristorante o affacciarsi in un panificio per sentire clienti e gestori discutere animatamente della tragica fine della quindicenne, uccisa dallo zio Michele e dalla cugina e amica del cuore Sabrina Misseri. Nessuno sembra parlare più di Sarah e del dolore dei suoi genitori, Concetta e Giacomo, che nel pomeriggio hanno visitato per la prima volta il terreno agricolo su cui si trova il pozzo-cisterna nel quale il corpo della loro bambina è stato nascosto per 42 giorni”.
Il dolore non viene avvertito perché nessuno di noi, giornalisti e lettori, non è coinvolto direttamente dalla tragedia, non vive la quotidianità di una sperduta cittadina ionica, dove fa notizia solo chi si sposa o chi viene portato al campo santo quando il rintocco delle campane echeggia dal campanile della chiesa matrice.
Ormai tutti conoscono approfonditamente i dettagli del delitto che hanno seguito in prime time su tutti i canali televisivi, con la stessa patologia perversa e ossessiva che solitamente attanaglia gli appassionati di una telenovela. E come accade per le soap opera, anche in questo contesto macchiato da un intenso rosso sangue si etichettano i protagonisti: il buono e il cattivo, il mostro e la strega.
Con il passare dei giorni e l’avvicendarsi dei colpi di scena, nell'immaginario collettivo, tra i due il più 'buono' è sicuramente Michele Misseri: occhi umili e viso scavato dalla zappa e del sole che batte sugli aridi campi dal basso ionio pugliese.
Il contadino di Avetrana, tuttavia avrebbe svolto il ruolo del “boia”, assecondando la condanna a morte sentenziata dalla figlia Sabrina(“finiscila…”). De gustibus non disputandum est, ma venendo da una terra dove si uccide perché si è nati in una famiglia di rispetto, tutto questo “mi fa schifo”…
Nessuno lo chiama più “l'orco di Avetrana”; nessuno ora crede che lui abbia potuto abusare sessualmente del cadavere della nipotina, pochi istanti dopo che il cuore di una fanciulla di 15anni aveva cessato di battere.
L’arpia, ovviamente, è Sabrina Misseri che ha tradito la fiducia dell’ingenua cuginetta che la adorava come una sorella, che pendeva dalle sue labbra, e che chiedeva dal profondo del cuore di essere adottata dalla sua famiglia. Ma per quale motivo?
Scrive ancora il reporter dell’Ansa “Inutile dire che in paese la soddisfazione è tanta ora che Sabrina è stata smascherata ed è in cella da una settimana. Gli aggettivi malevoli nei suoi confronti si sprecano”.
Il giallo di Avetrana porta alla luce un dramma endemico della società umana, ovvero la facilità a decretare sentenze ancor prima che un fatto sia accertato. con prove chiare e limpide di colpevolezza.
Tutto è buio adesso attorno ad Avetrana, mentre il sipario cala per l’ennesima volta su una villetta di campagna divenuta l’ombelico del mondo.