Cultura e Spettacolo

Sanromolo, la città dei cachi: duetti e finalina

19 FEBBRAIO - Il flash mob del pubblico che balla sul red carpet all'esterno dell'Ariston (quello, per intenderci, su cui individui dall'esistenza inutile aspettano di vedere, per ragioni che sfuggono all'umana comprensione, personaggi di dubbia fama, sfidando qualsiasi condizione atmosferica) apre il Festival che giunge, così, al suo quarto appuntamento. Lo so che non sarà facile affrontare questa puntata dopo le parole di Benigni e Gramsci della serata precedente, ma il pensiero che sia quella che mi separa dalla fine mi dà la forza di resistere.[MORE]

È la serata dei duetti, i big in gara si esibiscono con artisti ospiti. Irene Fornaciari accompagna Davide Van De Sfroos, “ormai l'ho imparato” dice Morandi riferendosi al suo nome. E ci mancherebbe, dopo tre sere! Il duo Barbarossa/Del Rosario prova, affiancato da Neri Marcoré, la carta dello sketch giocato sulla gelosia, tentando di distrarci dalla bruttezza della canzone. Ovviamente è impossibile e il pezzo, ascolto dopo ascolto, va sempre più giù giù giù.

I La Crus sono i migliori di questo Festival, il loro pezzo è bello, in qualsiasi salsa lo si cucini. Ma Giovanardi e Nina Zilli insieme, spalla contro spalla, non si possono proprio guardare. Devo chiudere gli occhi mentre li ascolto.

Quando li riapro sul palco c'è già la Tatangelo che, ormai è chiaro, non riesce a farsi amare neanche dal suo parrucchiere/estetista. Ma come è conciata?
La presenza di Loredana Errore al suo fianco non migliora la sua posizione e insieme, più che cantare, sputano veleno, si arrabbiano, aggressive come non mai. Sembrano possedute. Ma che hanno da essere tanto infuriate? Si disperano, quando a farlo dovremmo essere noi che invece siamo qui, a sopportare questo strazio in silenzio.

Chi ha seguito Max Pezzali dall'inizio del Festival stenterebbe a riconoscerlo stasera. Abbandonati gli stracci della prima esibizione, si presenta in abito elegante e papillon, insieme ai divertenti Lillo e Greg che aggiungono un po' di vigore alla sua performance. Gli sforzi non saranno premiati, come apprenderemo dal Twitter del cantante che, in anticipo sui tempi, comunicherà la sua esclusione dalla gara.

Verrà eliminato anche Tricarico, che si esibisce con un coro di bambini, indubbiamente molto più intonati di lui.
La Ferreri duetta insieme a Francesco Sarcina de Le Vibrazioni e probabilmente sarà questo a rendere la sua esibizione leggermente più accettabile del previsto.

La Sicilia piomba sul palco dell'Ariston con Franco Battiato e Luca Madonia che si esibiscono insieme ad una bellissima Carmen Consoli. Sarà la collaborazione più bella di questa serata.

Nathalie si esibisce con L'Aura, ma se avesse cantato da sola sarebbe stato lo stesso.

La PFM accompagna il buon Roberto Vecchioni, Michele Placido anticipa con un reading l'esibizione di Albano, indigesto come solo un panino con i peperoni mangiato alle tre di notte sa essere, Emma e i Modà insieme a Francesco Renga sono il colpo di grazia che chiude finalmente questa prima parte di gara.

Ormai si è capito. Le interviste a Sanremo sono una piaga, un flagello, un castigo, una calamità naturale. Un supplizio di fronte al quale si preferirebbe qualsiasi altra cosa: la pubblicità, la Casa nella prateria, Maria De Filippi, un film polacco con i sottotitoli in aramaico antico, un libro di Paolo Del Debbio. Tutto, tranne l'intervista. L'intervista a Sanremo riesce a rendere insopportabile anche un personaggio del calibro di Robert De Niro a cui Morandi chiede, così, per rompere il ghiaccio: “Lei non risponde volentieri alle domande, vero?”. Un inizio da inserire nel manuale delle interviste geniali. C'è anche Monica Bellucci affianco a lui, seduta in una posizione innaturale, sbilanciata verso destra, forse nel tentativo di mostrare il suo profilo migliore, che gioca a fare la diva che, a sua volta, gioca a fare la donna della porta accanto. “Sono una donna come tutte”, dice sospirando, con una credibilità pari a quella della signorina Silvani quando cerca di conquistare Fantozzi. E quando si alza offre a Morandi l'ennesima occasione per fare una gaffe: “Certo che si mantiene bene!” dirà il presentatore ormai senza nessun freno inibitore.

Crediamo di aver visto tutto, e invece arriva Elisabetta Canalis a dimostrarci il contrario. La soubrette, nei rari momenti in cui distoglie lo sguardo fisso dall'alto che a guardarla sembra essere preda di una visione mistica e invece è soltanto lì che legge, e pure male, il gobbo, prolunga lo strazio dell'intervista sottoponendo a De Niro altre incomprensibili domande, nell'unico illusorio tentativo di dimostrare al mondo intero la sua conoscenza delle lingue.

Se Belen è da rivalutare, è solo merito suo.

Ci vorrebbe una cura ricostituente, un rimborso per danni psicofisici, una vacanza di almeno due anni per riprendermi da questo momento.

Sorprendentemente, invece, mi accorgo di avere ancora la forza necessaria a prestare attenzione all'esibizione dei Take That e, addirittura, a provare tenerezza verso questi cinque vecchietti che anni fa avrebbe scatenato orde di ragazzine impazzite e invece adesso cantano nell'indifferenza generale. Anche quella dei tecnici, che si dimenticano di accendergli i microfoni.

I presentatori annunciano il momento dei giovani.
Che di giovane non hanno nulla, se alla fine di tutte le esibizioni rimpiangi il fatto che avresti potuto dedicare quello stesso tempo alla lettura de “L'incompreso”, con risultati sicuramente meno disastrosi per lo spirito.
Vince Raphael Gualazzi, il giovane meno giovane, ma più bravo.

Così, anche questa puntata si avvia alla conclusione.

E non si capisce ancora bene se è di più la gioia per la fine di quest'edizione o la paura per il modo in cui questo avverrà.

Lo scopriremo stasera. C'è a chi tocca il sabato sera e a chi tocca Sanremo.
 

Lidia Tagnesi