Sanità, rete prevenzione e cura dell'incontinenza. In Sardegna ne soffrono centomila persone
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CAGLIARI, 26 GENNAIO 2014 – La Sardegna si è dotata di una rete di centri che si occupano della prevenzione, della diagnosi e della cura dell’incontinenza urinaria e fecale; si tratta di una scelta importante già compiuta in Italia solo dal Piemonte. La delibera è arrivata in settimana su proposta dell’assessore della Sanità Simona De Francisci, che ha condiviso i risultati del Tavolo tecnico istituito lo scorso anno e composto sia da tecnici ed esperti dell’Isola, sia da specialisti indicati dalla Fondazione italiana continenza, tra cui i medici dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma e dell’Azienda ospedaliero universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. Questo il comunicato divulgato sul sito internet della Regione Sardegna.
“PROBLEMA SOCIALE. "L'incontinenza - ricorda l’assessore regionale alla Sanità, Simona De Francisci - interessa, secondo gli ultimi dati disponibili, il 20-30% delle donne e il 2-11% dei maschi in età adulta; tale percentuale nelle donne sale al 32-64% durante la gravidanza e al 55% nella popolazione anziana. Complessivamente un fenomeno che in Sardegna riguarda tra le 70 e le 100mila persone. Parliamo di una patologia anche dai risvolti sociali, visto che spesso limita la vita relazionale dei pazienti". "Nonostante la diffusione del problema - aggiunge il professor Roberto Carone, presidente della Fondazione italiana continenza - meno della metà dei pazienti che ne sono affetti richiede un parere a uno specialista a conferma che questo problema era ed è ancora un tabù. Spesso si accompagna infatti a un senso di colpa e di vergogna, che può portare all’isolamento della persona". Da qui la necessità di attivare specifiche azioni da parte del Sistema sanitario regionale che traccino percorsi di diagnosi e cura basati sui presupposti dell'appropriatezza nell’ambito di reti assistenziali integrate.
IL PIANO. Tre le linee approvate dalla Giunta regionale: La prima è relativa all’individuazione dei Centri: al momento ne sono stati censiti 13 di primo livello (un primo riferimento per i medici - di Medicina Generale o specialisti. Sono collocati sul territorio o in strutture ospedaliere di "prossimità" per rispondere alle esigenze dei cittadini); 12 di secondo livello (identificati come centri per fornire una gestione "specializzata" del problema e di quei casi che non hanno trovato una soluzione soddisfacente dalla gestione di primo livello. Sono attrezzati anche per una diagnostica specialistica e per le terapie chirurgiche del caso); 2, infine, di terzo livello (centri di altissima specializzazione nel trattamento dell’incontinenza urinaria e di patologie pelviche secondarie a condizioni neurologiche maschili e femminili. Propongono un approccio multidisciplinare integrato e collegiale per risolvere problematiche sia maschili sia femminili, dal bambino in età prescolare all’anziano). La seconda azione riguarda la definizione di tutti gli elementi utili alla razionalizzazione della spesa per gli ausili per l’incontinenza (ad esempio i pannoloni). A tal fine è necessario definire un tetto di spesa per assistito in relazione alla gravità della patologia e assicurare all’assistito stesso la libera scelta dell'ausilio con un modello di fornitura diffuso capillarmente sul territorio.
CARTA DEI DIRITTI. La terza, infine, riguarda l’adozione (mai avvenuta prima in nessuna regione italiana) della Carta dei diritti della persona con incontinenza. In essa si ribadisce che ogni persona incontinente ha diritto di ottenere, in tempi rapidi e certi, i servizi necessari al proprio stato di salute senza discriminazioni di genere, nazionalità, religione, stato sociale. Viene inoltre sottolineato il diritto di ricevere una diagnosi corretta ed esauriente da parte di un medico e di un terapista della continenza, di ottenere un’informazione completa e comprensibile sulla diagnosi individuata, sulla propria disfunzione, sulla possibile evoluzione della stessa e sull'impatto che essa può avere sulla qualità di vita. La Carta sancisce poi il diritto del paziente di essere informato sui vari trattamenti medici e chirurgici, sui rimedi ed ausili possibili e sui vantaggi e svantaggi di ciascuno di essi, in riferimento alla propria condizione. L’obiettivo è poter salvaguardare la propria libertà di scelta in modo informato e di conoscere tutti gli ausili disponibili e le modalità di accesso tramite il Servizio sanitario.
I CENTRI. Centri di primo livello: Ospedale civile di Alghero (urologia, pediatria, ginecologia); Ospedale civile di Olbia e ospedale di Lanusei (ginecologia, chirurgia); ospedale San Martino di Oristano e Poliambulatorio di Oristano (urologia); ospedale San Gavino di Sanluri (urologia, ginecologia); ospedale Sirai di Carbonia (ginecologia); poliambulatorio di Quartu Sant’Elena (urologia). Centri di secondo livello: Azienda ospedaliera universitaria di Sassari (urologia, ginecologia, pediatria, andrologia); ospedale S. Francesco di Nuoro (urologia, ginecologia, fisiatria e riabilitazione); ospedale San Martino di Oristano (ostetricia e ginecologia); ospedale Sirai di Carbonia (urologia); ospedale S.S. Trinità di Cagliari (ostetricia e ginecologia); Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari (ostetrica e ginecologica, diagnosi e terapia delle disfunzioni del pavimento pelvico) Centri di terzo livello: Presidio ospedaliero Marino di Cagliari (unità spinale unipolare) e S.S. Trinità (urologia); Azienda ospedaliera Brotzu (urologia, urologia e uro dinamica pediatrica, ambulatorio di uro dinamica e del pavimento pelvico, chirurgia pavimento pelvico, neuro riabilitazione, gastroenterologia, struttura di recupero e rieducazione funzionale).”[MORE]
(Foto da: alatri24.it)