Cronaca

Sanità: ASP Catanzaro danno erariale per 12 mln, segnalati 140 dipendenti

 - Catanzaro, 19 apr. - 140 dipendenti dell'Asp di Catanzaro (115 medici e 25 amministratori), responsabili di un danno erariale pari ad oltre 12 milioni di euro, sono stati segnalati alla Corte dei Conti dagli uomini del nucleo di polizia tributaria. L'operazione e' stata denominata "Alpi catanzaresi", ed e' stata avviata al fine di verificare se, nel periodo compreso tra il 1* gennaio 2004 ed 31 dicembre 2009, fossero state poste in essere, da parte dell'A.s.p. del capoluogo calabrese, eventuali irregolarita' nella gestione dell'attivita' libero professionale intramuraria (Alpi) esercitata dai medici dipendenti. Tale attivita' puo' essere svolta dal personale dipendente della dirigenza medica, veterinaria e del ruolo sanitario delle aziende del servizio sanitario nazionale (in favore o su libera scelta dell'assistito e con oneri a carico del medesimo) che abbia preventivamente optato, nonche' ottenuto la relativa autorizzazione dall'azienda di appartenenza, per il rapporto di lavoro esclusivo con quest'ultima.[MORE] Chi opta per il rapporto di lavoro esclusivo ha diritto ad un trattamento economico superiore (incentivi, indennita') rispetto a quello previsto per i non esclusivisti ma, a differenza di questi ultimi, puo' svolgere solo occasionalmente e previa autorizzazione rilasciata di volta in volta dall'azienda di appartenenza, attivita' di lavoro autonomo. Dagli accertamenti sarebbe emerso un quadro d'assieme di diffusa irregolarita' favoritodall'assenza pressoche' totale di ogni forma di un adeguato controllo sul sistema dell'a.l.p.i., in quanto alcuni strumenti di verifica previsti per legge (tra i quali l'ufficio a.l.p.i., principale organo di controllo), sebbene tassativamente imposti, non sono stati, per molto tempo, neanche istituiti. Altre misure di verifica (come la commissione paritetica, finalizzata a monitorare i volumi prestazionali), invece, pur essendo state create sulla carta, sono risultate essere, di fatto, assolutamente inefficienti ed inefficaci a contrastare le devianze. In tale contesto, tra le molteplici illegittimita' accertate dai finanzieri, spicca, in primis, la mancata istituzione del Cup. (centro unico di prenotazione) per l'attivita' intramuraria. Questo avrebbe permesso agli stessi sanitari di gestire in maniera illegittima, ovvero in prima persona ed autonomamente, attivita' (come quelle di prenotazione e riscossione delle tariffe) che, invece, per legge, avrebbero dovuto essere esercitate direttamente dall'azienda di appartenenza. In sostanza - si fa rilevare - ad incassare i proventi non e' stata l'Asp, che avrebbe dovuto effettuare le trattenute di legge, ma direttamente chi ha erogato le prestazioni, le quali non sempre venivano correttamente contabilizzate e girate all'amministrazione di appartenenza.Un secondo aspetto irregolare appurato concerne l'inosservanza dell'obbligo di istituire una contabilita' separata per l'A.l.p.i., che ha comportato l'impossibilita' di assicurare l'equilibrio tra costi e ricavi. A tal proposito, sarebbe stato accertato che i costi sostenuti per la gestione dell'A.l.p.i. Sono stati, contrariamente a quanto imposto dalla legge (in base alla quale l'aAl.p.i. deve essere esercitata quantomeno in autosufficienza economica, ovvero non comportare perdite per il sistema sanitario provinciale), notevolmente superiori rispetto ai ricavi, determinando un corposo disavanzo, puntualmente ricostruito dai militari, pur in assenza di adeguata documentazione contabile. Un terzo profilo di illegittimita' constatato dalle fiamme gialle e' diretta conseguenza dell'assenza di idonei controlli da parte degli organismi sugli orari e sui luoghi previsti per svolgere l'a.l.p.i., nonche' sul rispetto della disciplina delle incompatibilita' delle prestazioni. Cio' avrebbe consentito a 115 medici di esercitare, benche' privi delle previste autorizzazioni, sia la libera professione intramuraria, che l'attivita' libero-professionale autonoma, cosi' percependo indebitamente svariate indennita' premiali connesse alla cartolare esclusivita' del rapporto di lavoro. Dalle indagini sarebbe anche emersoo che alcuni medici, disattendendo le normative vigenti in materia, pur non potendo esercitare l'A.l.p.i. all'interno di strutture sanitarie private accreditate, l'hanno di fatto esercitata. Inoltre, una struttura socio sanitaria privata avrebbe permesso che alcuni medici dipendenti dell'A.s.p. di catanzaro espletassero al suo interno attivita' sanitarie diverse da quelle per le quali la medesima struttura era stata precedentemente autorizzata. Infine, e' stato rilevato come alcuni medici dipendenti dell'A.s.p. di catanzaro ed in servizio presso lo S.p.i.s.a.l. (servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro), abbiano esercitato l'a.l.p.i. in qualita' di specialisti in medicina del lavoro, anche presso enti privati ed imprese, nonostante la normativa preveda una tassativa incompatibilita' tra i due incarichi. Le numerose violazioni riscontrate avrebbero prodotto un danno erariale, ricostruito dai finanzieri, pari a 12.303.881,37 euro, nei confronti del servizio sanitario calabrese. La posizione delle persone coinvolte e'desso al vaglio del procuratore regionale della Corte dei Conti per la Calabria. Tra le persone segnalate, 5 direttori generali e 3 commissari straordinari dell'azienda sanitaria.