Cronaca
San Messa su RAI 1 da Taverna, Omelia Mons. Bertolone
Pubblichiamo testo integrale
TAVERNA (CZ), 29 DICEMBRE 2013 - Oggi celebriamo la festa della Sacra famiglia nella chiesa di San Domenico in Taverna, che diede i natali a Mattia Preti, il più grande artista calabrese di tutti i tempi del quale stiamo celebrando il 400° anniversario della sua nascita ( 13/2/1613).
Taverna, con il suo impianto urbano, i suoi palazzi, le sue chiese, tutti immersi armonicamente in uno scenario naturalistico di straordinario fascino, stretta com’è tra i monti dell’Altopiano silano e l’orizzonte ceruleo del mare; non può non sentirsi protagonista di un simile evento celebrativo del suo figlio più famoso.
Siamo dinanzi al mistero di Dio che si è fatto uomo ed ha vissuto in una famiglia assolutamente ed umilmente obbediente a Dio.
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Leggiamo nel Vangelo che Giuseppe: obbedisce al comando del Signore di “prendere con sé Maria sua sposa”, obbedisce alla parola dell’angelo che gli manifesta il pericolo incombente per il bambino e gli ordina di trovare un rifugio in Egitto; obbedisce al Signore che gli ordina di tornare in patria (Mt 2,20-21).
Maria obbedisce all’angelo (che le annuncia la nascita del Messia), ma fa lo stesso con Giuseppe: non esita a fare la profuga in Egitto per salvare la vita del bambino, sperando di ritornare in Israele una volta passato il pericolo.
Anche Cristo Gesù obbedisce: a Giuseppe. Dice Luca: “Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso.” (Lc 2,51).
Questo tangibile sentimento di fede e di ossequio ad essa è leggibile nelle numerosissime opere di Mattia Preti, detto il Cavaliere Calabrese, uno dei principali artisti del Seicento europeo che, dopo aver girato l’Italia in lungo e in largo con lunghe soste a Napoli e a Roma si ritirò nell’isola di Malta, ove ricevette commissioni ed onori ed esercitò con la sua eccezionale creatività una notevole influenza. Per nostra fortuna molte sue opere si trovano anche in questa cittadina e in particolare in questa chiesa, dove l’altare patronale, con il dipinto del Cristo fulminante, è la summa degli stilemi caratterizzanti la sua parabola vitale e creativa.
C’è un altro aspetto che va tenuto in massima considerazione: tutta la sua esistenza è stata anche una sincera ricerca di Dio, iniziata a Taverna alla scuola di don Marcello Anania, parroco di Santa Barbara, in seguito vescovo di Sutri e Nepi. Possiamo davvero dire che “il suo anelito fu di accostarsi sempre più a Dio, un grande amore per la povera gente, che gli faceva dire, rivolto a quei miseri che beneficava: per voi dipingo, non avendo per me bisogno di nulla”.
Fu un uomo di vera fede, di profonda saggezza, dal grande senso della solidarietà amicale, dall’animo profondamente cattolico (cfr.: Testamento, Fede di morte, Lapide sepolcrale). Un uomo che ha saputo comunicare la fede con l’arte e che, con i suoi dipinti, può ancora oggi “dire” il Vangelo, in una modalità sempre attuale, come accade, per l’appunto, con le sue opere che vanno osservate, gustate, assimilate come dimensione ineffabile del sacro, in una continua e incessante ricerca di Dio.
È per questo che egli può essere considerato uno strumento di cui l’Invisibile si serve e grazie ai vivi colori e alle realistiche forme dei suoi quadri, si rende manifesto.
Il Nostro nutrì un grande amore per la povera gente, così il suo biografo Lione Pascoli parlandoci di un animo profondo, sensibile, caritatevole caratteristico in chi ha ricevuto una formazione familiare cristiana e che sarà il fondamento della concezione “etica” dell’arte. Ed il focolare domestico, protagonista la madre che vuole sempre accanto a sé i figli, è una nota che Mattia Preti porterà con sé e sempre lo trasporterà alla “sacra familia” mantenendolo in contatto costante con la sua terra d’origine.
La concezione sacrale della famiglia anima anche l’altro bellissimo quadro di Mattia Preti custodito nella chiesa di Santa Barbara: Presentazione di Gesù al Tempio.
Il quarto centenario di Mattia Preti, che stiamo ricordando, ha coinvolto una comunità, una diocesi, una regione, ma più in particolare il cuore di tutti calabresi, i quali nella somma arte del loro pittore “tenebroso” ritrovano i volti, i chiaroscuri, le ombre di una terra eterogenea e unica quale è la Calabria. E questo è un evento che non appartiene solo ed esclusivamente ai calabresi o all’Italia, ma abbraccia la sua orgogliosa mediterraneità, che la scelta finale di Malta conferma.
In tema di “uomo” e di umanità, è doveroso non tralasciare un aspetto dell’animo di Preti: la generosità. Non si montò mai la testa e le sue qualità preminenti restarono la bontà, la pietà, il senso di altruismo caritativo. Tutto ciò anche perché uno dei pensieri dominanti era la salute della propria anima, conscio come era che l’oggetto del giudizio finale non sarà il male commesso, ma il bene compiuto. “Per voi dipingo, non avendo per me bisogno di nulla”, così si rivolgeva ai tanti poveri che lo aspettavano sulla porta della chiesa ed a tutti faceva l’elemosina. Non solo: la sua attenzione e premura erano rivolte anche al mantenimento di intere famiglie, di fare la dote alle ragazze bisognose e di soccorrere ogni altro fratello meno fortunato di lui.
Lo apprendiamo dal suo testamento:«… raccomando a Dio Signor Nostro l’anima mia […]; si degni la sua infinita Bontà e Misericordia di perdonarmi tutti li miei peccati […] Seguíta la morte mia si distribuiscono scudi venticinque alli Poveri…». Autorità civili e religiose gli riconobbero questi suoi meriti, tanto che nella lapide sepolcrale in San Giovanni della Valletta fu incisa quest’espressione: «…infiammato dal desiderio di più intensa pietà erogò ai poveri l’ingente somma di denaro che si era guadagnato con le sue tele, lasciando ai pittori l’esempio d’imparare a dipingere per l’eternità…».
Carissimi fedeli e telespettatori dobbiamo ringraziare la famiglia di Mattia Preti, ma anche tutte le famiglie del mondo che continuano sull’esempio della famiglia di Nazaret a nutrirsi di Dio. La famiglia è patrimonio dell’umanità, sia spirituale che economico, ed in essa si concentrano tutti gli aspetti umani: è protezione, è luogo di solidarietà, luogo ove si scopre la fede, la dignità, il rispetto. Nella famiglia impariamo a diventare figli, padri, madri, fratelli, i diritti e i doveri di cittadini, il rispetto delle leggi. Purtroppo oggi la famiglia rischia di dissolversi a causa di una triste confusione di contenuti e di sentimenti.
Ma questo non autorizza nessuno a tirare i remi in barca ed a gettare la spugna. Bisogna, invece, razionalizzare ed elaborare proposte illuminati sempre dalla Parola di Dio. Perciò dico a tutti coraggio, coraggio, sosteniamo i cuori di tanti genitori, di tanti giovani che continuano a credere nella famiglia cristiana; in questo patrimonio evangelico che Cristo ha affidato all’umanità e che è ricchezza di valori eterni.
+ Vincenzo Bertolone
Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace